Nella foto: © Fondazione Anna Fiamma Terruzzi_Foto di Matteo Carassale
L’ultima, amata residenza della Regina Margherita di Savoia, dallo scorso anno ha aperto al pubblico - dopo un integrale restauro finanziato dalla Fondazione Anna Fiamma Terruzzi (costituita da Famiglia Terruzzi, Comune di Bordighera, Provincia di Imperia e Regione Liguria) – esponendo oltre 1200 pezzi di grande pregio della collezione del noto mecenate: più di 170 dipinti dal Tre al Settecento, superbi arredi d’alto antiquariato, arazzi, tappeti, argenti, ceramiche, porcellane. Opere appositamente selezionate e allestite in via permanente nel fascinoso edificio, circondato da un parco secolare e dotato dei servizi di un grande museo: biblioteca specialistica, gabinetto di restauro, caffetteria con terrazza panoramica e vista fino a Monaco e alla costa Azzurra da un lato, e ai promontori della Corsica dall’altro (come l’architetto Broggi, progettista della villa, scriveva cent’anni fa alla sua committente), bookshop allestito tra gli arredi originari della biblioteca della Regina Margherita, sale per esposizioni temporanee, ecc.
Da fine giugno dunque, a questo già entusiasmante percorso museale, si affiancherà la mostra “Sguardi sul Novecento”: un’intensa carrellata di grandi autori che hanno segnato l’arte del XX secolo – De Pisis, Severini, De Chirico, Casorati, Morandi, Fontana, Martini, Rosai, Schifano, Manzù e molti altri – con 55 opere tra gli anni Venti e Sessanta prestate, per l’occasione, non solo dalla collezione Terruzzi ma anche da altre, importanti raccolte private italiane.
“Il collezionismo italiano del secolo scorso – scrive Annalisa Scarpa - pur non fatto di nomi roboanti e mediatici, come Saatchi negli Stati Uniti o Pinault in Francia, è stato molto più capillare che in altri paesi e, pur vedendo maggior concentrazione in città egemoni come Milano, Torino, Venezia, Bologna e Roma, si è diffuso, soprattutto dagli anni ’60, anche in quella provincia che è stata motore dell’economia del paese. Grandi industriali prima, negli anni tra le due guerre, piccoli e fieri imprenditori poi, ma anche professionisti di prestigio, alta borghesia ricca di passione e curiosità, hanno costruito nel nostro paese collezioni che hanno
saputo credere nei propri contemporanei e che in alcuni casi sono state l’asse portante di alcune delle più ricche gallerie pubbliche d’arte moderna”.
Ora “al museo di Villa Margherita, nato da un collezionismo appassionato e poliedrico talmente eclettico, nelle sue impetuose predilezioni, da lasciare stupiti e affascinati, si affianca un omaggio affettuoso a quello di tanti, altrettanto appassionati qualitativamente se non quantitativamente, che hanno saputo credere nell’estro e nella genialità del proprio tempo”.
Ecco dunque che la mostra, grazie anche a una ricca selezione di foto e documenti storici prestati dall’Archivio Il Cavallino, ci conduce a riassaporare il clima e il fervore di quegli anni in cui non era ancora il mondo delle aste a polarizzare le scelte dei collezionisti ma le gallerie sorte soprattutto a Milano, Venezia e Roma a suggerire nomi e correnti artistiche, oppure le grandi manifestazioni: la Quadriennale di Roma nata nel 1927, la Triennale di Milano, fondata a Monza nel ’23 e quindi trasferita nel capoluogo lombardo nel 1933, e soprattutto la Biennale
d’Arte di Venezia che dal 1895, con la sua proclamata indipendenza da condizionamenti, fu tra i garanti del successo di molti artisti del nostro paese.
Sguardi sul Novecento ci riporta a quel tempo, attraverso le opere di 33 autori che in modo diverso hanno dato voce alle tante anime del secolo, focalizzando tuttavia l’attenzione su alcune figure chiave di questa epopea come Felice Casorati - il cui “Ritratto di Riccardo Gualino”, elegantissimo e profondo, assurge quasi a simbolo di
questa mostra con tutta la nobiltà della passione per l’arte che l’opera racchiude - Giacomo Balla, Giorgio De Chirico, Gino Severini, Antonio Ligabue, Renato Guttuso e Arturo Martini, di cui vengono presentati gruppi di lavori davvero notevoli.
Così se di Balla la mostra a Villa Regina Margherita propone due importanti dipinti che riconducono ad altrettante fasi dell’excursus artistico del pittore - “Villa Borghese dalla finestra” del 1908 circa, con la sua sperimentazione su effetti di luce e scomposizione di colore che rivela l’adesione “parigina” al divisionismo puntinista e “Quando?” del 1929 circa, in cui è ampiamente matura la svolta futurista elaborata nel ‘18 con il “Manifesto del Colore”- di De Chirico l’esposizione propone cinque autentici capolavori, che attraversano quasi un trentennio della sua rutilante attività artistica.
“Ho lavorato molto e fatto grandi progressi – scriveva De Chirico a Cardazzo nel febbraio del 1946 – sono sicuro che le mie nuove cose piaceranno molto a quelli che capiscono ed amano sinceramente le vere pitture”….
(03-07-2012)
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