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cultura

Il Palazzo Doria Pamphilj a Roma

Sede della mostra “Vanitas”, in allestimento fino al 25 settembre 2011, è un magnifico edificio aperto al pubblico


Il palazzo Doria Pamphilj al Corso è il risultato di una continua stratificazione di fasi costruttive che datano dall'inizio del Cinquecento, quando viene fondato il primo cantiere affacciato su quella che all'epoca si chiamava via Lata, per concludersi nel corso dell'Ottocento, quando l'edificio si sviluppa verso via della Gatta.
La prima fase edilizia si deve all'iniziativa del cardinale Fazio Santoro che decide di edificare qui il primo nucleo della sua residenza. A lui si deve lo splendido cortile caratterizzato dalle arcate rinascimentali il cui equilibrio di forme ispirò in passato un' attribuzione a Donato Bramante. Quanto alla decorazione degli ambienti interni, si deve all'iniziativa del cardinale Santoro anche una grandiosa "aula picta" che con tutta probabilità corrisponde all'attuale salone Aldobrandini, dove sono emersi lacerti di affreschi attribuiti a Jacopo Ripanda.
Dopo un passaggio di proprietà ai Della Rovere, il palazzo vive una nuova fase di ampliamenti e ristrutturazioni sotto la cura della famiglia Aldobrandini che lo abita dal 1601. Per iniziativa del cardinale Pietro, nipote di Clemente VIII, l'edificio viene infatti interamente rinnovato con il coinvolgimento anche di nomi illustri della pittura dell'epoca, come Annibale Carracci e Francesco Albani. A loro si devono le celeberrime lunette che decoravano la cappella del cardinale un vero gioiello del classicismo seicentesco e che illustrano storie sacre ambientate in ampi paesaggi idealizzati.
Le sorti del palazzo e delle collezioni d'arte in esso contenute cambiano radicalmente quando nel 1647 Olimpia Aldobrandini, unica erede del patrimonio di famiglia e già vedova di Paolo Borghese, sposa in seconde nozze Camillo Pamphilj. Questa unione, fortemente voluta dai due sposi, crea tuttavia un grande scandalo nella Roma barocca, poiché Camillo pochi mesi prima era stato destinato dallo zio, il pontefice Innocenzo X, alla dignità cardinalizia. Forse per evitare la disapprovazione del matrimonio manifestata dalla famiglia dello sposo, Camillo e Olimpia scelgono di abitare nel palazzo al Corso invece che nella storica residenza pamphiliana a piazza Navona.
Sono proprio questi eventi a determinare la sontuosa grandezza del palazzo Pamphilj che, per volere di Camillo, si arricchisce anche del cosiddetto "appartamento nuovo" affacciato sulla piazza del Collegio Romano e composto da una serie di sale private e di rappresentanza che dal 1996 la famiglia ha deciso di aprire al pubblico.
All'attività mecenatizia di Camillo e Olimpia si deve anche il più importante nucleo di opere di pittura e scultura conservate nel palazzo: è in questo periodo infatti che entrano in collezione meraviglie come il Ritratto di Innocenzo X e come le tele di Mattia Preti, Claude Lorrain e Gaspar Dughet. Diversi capolavori di arte rinascimentale provengono invece dall'eredità Aldobrandini, come la Salomè di Tiziano Vecellio, il Doppio ritratto di Raffaello e la Natività di Parmigianino.
Un acquisto particolarmente fortunato per il prestigio della collezione è quello, dovuto sempre alla lungimiranza di Camillo, delle tele caravaggesche: il celebre Riposo durante la fuga in Egitto e la Maddalena, capolavori giovanili del Merisi.
La storia del palazzo e della collezione subiscono una svolta decisiva nel 1760, quando, estinta la famiglia Pamphilj, subentrano quali eredi i Doria Landi discendenti dall'unione tra Anna Pamphilj, una delle figlie di Camillo e Olimpia, e Giovanni Andrea III Doria Landi.
Avviene così la fusione araldica tra le due famiglie Doria e Pamphilj che culmina nel 1763 con il trasferimento a Roma del principe Giovanni Andrea IV che inaugura una nuova fase decorativa del palazzo.
Supervisore di questi importanti lavori di restauro e di abbellimento è l'architetto Nicoletti che avvia la decorazione di tutti i soffitti dell'appartamento di rappresentanza tra il 1767 e il 1769.
A questa fase decorativa si deve anche il riallestimento della quadreria, documentato con precisione da un manoscritto, ascrivibile probabilmente proprio al Nicoletti, che è servito da falsariga per la nuova sistemazione della collezione realizzata negli ultimi anni e visibile ancora oggi.
Gli ultimi interventi decorativi documentati nel palazzo risalgono all'Ottocento, quando Filippo Andrea V rinnova alcune sale e crea la deliziosa sala da Bagno del piano terreno, creata in stile pompeiano in occasione delle sue nozze con Mary Talbot. Sempre a Filippo Andrea V si deve una campagna di acquisti di opere dei pittori cosiddetti "primitivi" (cioè appartenenti alla tradizione pittorica tra Medioevo e Rinascimento), collezione in parte oggi ammirabile nella omonima sala del percorso espositivo.

Il casato dei Doria Pamphilj
Il casato dei Doria Pamphilj deriva dall’unione della famiglia genovese dei Doria - discendenti di Andrea, ammiraglio di Carlo V e signore di fatto di Genova - con quella romana dei Pamphilj, il cui membro più illustre fu Giovanni Battista, eletto al soglio pontificio nel 1644 con il nome di papa Innocenzo X.
Girolamo Pamphilj (1678-1760) principe di S. Martino, erede alla morte del fratello Camillo iunior delle proprietà di famiglia, ebbe due figlie monache nel monastero della SS.ma Incarnazione di Roma, mentre il figlio Benedetto duca di Carpineto morì per un intervento chirurgico nel 1756. Il casato rimase quindi privo di eredi.
Il genovese Giovanni Andrea IV Doria Landi (1705-1764), principe di Melfi, era nipote di Giovanni Andrea III Doria Landi , che il 25 ottobre 1671 aveva sposato Anna Pamphilj, figlia di Camillo senior.
Nel 1760, in virtù del matrimonio del nonno avvenuto quasi un secolo prima, il Doria ottenne il riconoscimento della qualità di legittimo erede dei Pamphilj; ereditò quindi il patrimonio del casato (feudi, palazzi, collezioni d’arte) e spostò la sede principale della famiglia da Genova a Roma. Suo figlio Andrea IV Doria Landi (1747-1820) nel 1763 aggiunse ufficialmente il nome dei Pamphilj al proprio.
Il 17 gennaio 1854 i Doria Pamphilj vennero iscritti nel Libro d’Oro del Campidoglio tra le famiglie nobili romane.
Gesine Doria Pamphilj presiede oggi la Società Arti Doria Pamphilj, che organizza con i dipinti di famiglia la mostra “Vanitas. Lotto, Caravaggio, Guercino nella Collezione Doria Pamphilj ”, dopo aver promosso, con successo, la scorsa stagione a Genova, nella Villa del Principe, la mostra “Caravaggio e l’arte della fuga. La pittura di paesaggio nelle Ville Doria Pamphilj”.



Per info:
http://www.dopart.it/

(19-09-2011)

Link consigliati:
La mostra VANITAS



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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 19-09-2011 alle :