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cultura

A Siena torna a suonare il Bechstein di Franz Liszt

Lo strumento verrà suonato da Michele Campanella, uno dei massimi virtuosi lisztiani della scena internazionale. l prezioso pianoforte è stato oggetto di un importante intervento di restauro totalmente finanziato dalla prestigiosa istituzione musicale


A Siena torna a suonare il pianoforte di Franz Liszt. L’Accademia Musicale Chigiana celebra il secondo centenario della nascita del grande compositore e pianista ungherese con un importante restauro del prezioso strumento, un Bechstein del 1860, a lui appartenuto e oggi nella collezione di strumenti antichi della Chigiana.
L’intervento, eseguito dal Laboratorio Roberto Valli di Ancona e durato circa sei mesi, è stato totalmente finanziato dalla prestigiosa istituzione musicale senese, nell’ottica della continua e costante valorizzazione del patrimonio artistico e di strumenti musicali custodito all’interno del Palazzo Chigi Saracini.
Grazie al restauro, il pianoforte sarà protagonista del concerto della 88ª Micat in Vertice in programma domani, mercoledì 20 aprile, alle ore 21 al teatro dei Rozzi di Siena. A suonarlo sarà Michele Campanella, uno dei massimi virtuosi lisztiani della scena internazionale, che con l’Ensemble Vocale di Napoli, Antonio Spagnolo maestro del coro, Daniela Del Monaco mezzosoprano e Paolo Vielmi baritono darà vita a un concerto con pagine tra le meno consuete di Liszt, che attingono anche al repertorio vocale del compositore, partiture poco interpretate in Italia ma a cui lui stesso dava molta importanza.

“Il concerto del 20 aprile a Siena ha due aspetti molto particolari, il programma e gli strumenti – sottolinea il maestro Michele Campanella – Il programma è un omaggio all'Abate Liszt, fatto di musica sacra, di raro ascolto, scritta in tarda età, ma anche un ricordo affettuoso della presenza del grande pianista ungherese a Siena. In particolare spicca tra i brani che verranno eseguiti la "Via Crucis" uno dei suoi massimi capolavori, ancora oggi di sconcertante modernità, che da solo potrebbe capovolgere l'immagine di Liszt che ci è stata consegnata da una miope tradizione”. “Gli strumenti sono entrambi eccezionali per un diverso motivo – prosegue Campanella – Il Bechstein del 1859 che fu proprietà di Liszt, poi di Sgambati e poi del Conte Chigi è uno strumento che ha accompagnato la vita del compositore in tutti gli anni passati a Roma dal 1861 alla sua scomparsa nel 1886. È stato conservato gelosamente dall'Accademia Chigiana dal 1938, ma nessuno lo ha potuto ascoltare sino ad oggi. Il secondo strumento è il meraviglioso Steinway del 1892, ormai mio compagno di viaggio da quindici anni. Un confronto di grande interesse per comprendere come il pianoforte si sia evoluto in quei quarant'anni. Ma al di là delle evidenti diversità, i due strumenti ci raccontano di un mondo di suoni, se pur ormai lontano,di fascino irresistibile”.

Originale e curiosa la storia di come il pianoforte di Liszt è diventato parte della collezione di strumenti antichi della Chigiana.
Lo strumento venne costruito dalla Casa Bechstein di Berlino nel 1860: è il numero 247 del catalogo della Ditta, è definito “Konzertflügel” e ha una forma molto rara, con la tavola allargata nel basso. Fu acquistato da Franz Liszt durante il soggiorno a Weimar, e l’anno successivo venne spedito a Roma, dove il compositore ungherese si era trasferito. Lì rimase fino alla morte di Liszt, avvenuta a Bayreuth nel 1886, per poi essere donato al suo allievo romano, Giovanni Sgambati. Dopo la morte di quest’ultimo, nel 1914, presumibilmente gli eredi lo vendettero. Il pianoforte venne successivamente acquistato, sempre a Roma, da Roberto Almagià per regalarlo alla moglie pianista. Alla sua scomparsa nel 1938 Almagià, che aveva in precedenza conosciuto il conte Guido Chigi Saracini a Siena e si era entusiasmato per la sua attività musicale, lo regalò al fondatore dell’Accademia Chigiana. Lo strumento fu quindi collocato dallo stesso Conte in una sala al primo piano del Palazzo Chigi Saracini, che da allora prese il nome di “Salotto Liszt”, per essere mostrato come cimelio storico. Non venne infatti più suonato, né privatamente né in concerto.
Fra i documenti che testimoniano inequivocabilmente l’originalità dello strumento ci sono il registro tuttora conservato presso la Bechstein a Berlino, che attesta la data di costruzione e il destinatario del pianoforte, alcune lettere di Roberto Almagià al Conte Chigi, raccolte nell’epistolario di Guido Chigi Saracini, e l’etichetta a stampa applicata dalla Casa Bechstein dentro il pianoforte, in cui si legge: “Questo pianoforte fu spedito nell’anno 1860 al Signor Dr. Franz Liszt a Weimar e da lì trasferito a Roma, dove fu utilizzato dal Maestro fino alla sua morte. C. Bechstein”.

L’intervento di restauro sul Bechstein del 1860 effettuato dal Laboratorio Roberto Valli di Ancona – di fama indiscussa proprio relativamente agli strumenti di quel periodo – è stato teso soprattutto a far ritornare il pianoforte al suo suono originale e si è concluso nel febbraio 2011. Una volta ritornato nel Palazzo Chigi Saracini, il pianoforte è stato subito utilizzato per una seduta di registrazione che ha visto protagonista Michele Campanella in un programma interamente dedicato a Franz Liszt, in occasione delle celebrazioni per il secondo centenario della nascita del grande artista ungherese. Il cd “Liszt – Michele Campanella plays Liszt’s Bechstein”, prodotto in collaborazione tra l’Accademia Musicale Chigiana di Siena e la casa discografica olandese Brilliant, testimonia la bellezza del suono dello strumento e permette di riascoltare la “voce” originale dell’epoca.

Al termine della presentazione del restauro del Bechstein di Franz Liszt, il presidente della Fondazione Accademia Musicale Chigiana di Siena Gabiello Mancini ha consegnato al maestro Attilio Botarelli uno speciale riconoscimento in occasione dei suoi 25 anni di esperienza giornalistica come apprezzato critico musicale de Il Corriere di Siena, per l’assiduità e la dedizione con cui ha seguito l’attività dell’istituzione musicale senese.


Il pianoforte Bechstein appartenuto a Franz Liszt
di GUIDO BURCHI

Nel concerto che Michele Campanella terrà a Siena il 20 aprile 2011, nell’ambito della stagione “Micat in Vertice”, sarà utilizzato per la prima volta dopo il restauro il pianoforte Bechstein appartenuto a Franz Liszt e donato al Conte Chigi dall’ing. Roberto Almagià.

Guido Chigi Saracini, incontrò per la prima volta Roberto Almagià, residente a Roma, in occasione di una sua visita nell’autunno del 1938 alla Villa di Cotorniano, vicino a Casole d’Elsa, residenza estiva della famiglia Ambron.
Emilio Ambron, con la madre Amelia nata Almagià (sorella dell’ing. Roberto), entrambi pittori, godevano dell’amicizia del Conte, il quale, fra l’altro, avrebbe in seguito commissionato proprio a Emilio gli affreschi della sala centrale della biblioteca dell’Accademia Musicale Chigiana. La stessa Amelia nel 1949 dipinse anche un ritratto di Guido Chigi che ancora si trova nella sede dell’Accademia stessa.
A Cotorniano, peraltro non lontano da Palazzo al Piano, una delle residenze di campagna preferite dal Conte, questi e Roberto Almagià ebbero un colloquio nel quale si parlò per la prima volta del “pianoforte di Liszt”.
Almagià, che aveva a suo tempo comprato lo strumento per la moglie pianista, era rimasto da poco vedovo e proprio in quella circostanza propose al Chigi di regalarglielo. Infatti Almagià rimase immediatamente e fortemente colpito dalla personalità del gentiluomo senese, come è testimoniato da ciò che egli gli scrisse il 7 dicembre 1938 di ritorno a Roma:

“[…] Mi fa molto piacere che il Bechstein che appartenne a Liszt e poi a Sgambati passi ora alla Sua Accademia. Nei pochi momenti che ebbi il piacere di intrattenermi con Lei a Cotorniano ho compreso tutta la finezza del Suo sentimento, e quindi non deve sorprenderla se in dolorosi momenti ho pensato a Lei come a una delle poche figure che si pongono in alto. Le farò spedire quanto prima il piano a Siena. […]”

NOTA. Cfr. lettera CCXLV 16 dell’Epistolario del Conte Guido Chigi Saracini custodito nell’Archivio dell’Accademia Musicale Chigiana (d’ora in poi ECGCS).

Che sia stato donato e non acquistato è confermato dalla risposta di Guido Chigi. Egli così scrive l’8 dicembre 1938:

“Ing. Almagià gentilissimo, mi giunge la Sua amabile lettera che mi svela la persona del generoso donatore del prezioso cimelio lisztiano alla mia Istituzione musicale […] Che dirgliene ancora, gentile Ingegnere?!... che il Suo disposto a mio riguardo, anche perché dettatole da un momento tanto penoso per Lei, per Loro mi ha commosso sinceramente e profondamente! […] Quanto al dono Suo superbo suddetto, che sarà da me conservato gelosamente qui […] io penso che Ella abbia inteso legarlo a quella delle mie due Creature musicali, fra le mie vecchie mura, che più sicura ne saprà, nel tempo, custodire la conservazione ed il rispetto e cioè alla ‘Micat in Vertice’ da cui provenne più tardi la ‘Accademia Chigiana’. In questa, per il pesante ed incessante lavoro cui dovrebbe sottostare, il prezioso e storico istrumento poco più vi avrebbe di vita […]”.

NOTA Cfr. Accademia Musicale Chigiana, ECGCS, CCXLV 18.

Almagià risponde immediatamente il 12 dicembre 1938:

“Egregio Conte, le Sue espressioni così gentili mi hanno commosso e mi confermano che non potevo meglio destinare il mio ricordo lisztiano che alla ‘Sua creatura’ – mirabile creazione di un alto sentimento e di profonda comprensione. Ci si attacca agli oggetti che per lungo tempo si ricollegano ai ricordi della famiglia, ma il distacco non è più doloroso quando si sa che vengono affidati come meglio non si potrebbe. […] La prego vivamente di non volere comunque far figurare il mio nome che nulla aggiungerebbe all’oggetto, mentre mi sarà assai più grato che rimanga unicamente nel Suo ricordo. […]”

NOTA Cfr. Accademia Musicale Chigiana, ECGCS, CCXLV 15.

Roberto Almagià dà in questa lettera un ulteriore importante dettaglio sulla storia dello strumento:

“[…] nell’interno del piano, a sinistra, vi è la targa apposta dalla Casa costruttrice quando lo strumento fu donato a Sgambati. […]”

La targa, ancora presente sullo strumento, così recita:

“Dieser Flügel No. 247 wurde im Jahre 1860 an Herrn Dr. FRANZ LISZT nach WEIMAR geliefert und von dort nach ROM überführt, wo er vom Meister bis zu seinem Tode benutzt wurde. C. BECHSTEIN.”

NOTA “Questo pianoforte fu spedito nell’anno 1860 al Signor Dr. Franz Liszt a Weimar e da lì trasferito a Roma, dove fu utilizzato dal Maestro fino alla sua morte. C. Bechstein.”

Quindi il 15 dicembre 1938 il Conte Chigi riceve il pianoforte di Liszt che gli giunge regolarmente da Roma. Lo strumento venne sistemato dal Conte nel suo palazzo di via di Città in una bella sala del primo piano, dove ancora si trova e proprio per questo da allora chiamata “Salotto Liszt”. Tuttavia il pianoforte non fu mai più suonato, né privatamente né in concerto, rimanendo come un cimelio da mostrare ai visitatori.
Continuando i rapporti fra i due, Almagià suggerisce al Conte di ricordare la moglie all’interno dell’attività dell’Accademia.
Nel 1940 il Conte Chigi intesta alla moglie dell’ingegner Almagià un fondo di borse di studio pluriennale intitolate appunto a “Lydia Loria Almagià”.

NOTA Cfr. Accademia Musicale Chigiana, ECGCS, CCXLV 3.

Il primo vincitore di una borsa di studio fu Eugenio Bagnoli, allievo al pianoforte di Alfredo Casella. Nel 1942 ottenne la borsa di studio Paolo Borciani, destinato ad una brillantissima carriera come primo violino del Quartetto Italiano e allievo del Corso di Violino tenuto da Arrigo Serato. E ancora nel 1943 Elisa Pegreffi, futura moglie di Borciani e secondo violino dello stesso Quartetto, e nel 1944 il violista Dino Asciolla.
Nel 1947 Roberto Almagià morì in un incidente aereo mentre era in viaggio verso l’Egitto.
Da questa documentazione abbastanza ampia, possiamo circoscrivere la storia del pianoforte Bechstein n. 247. Esso fu acquistato da Franz Liszt, mentre era a Weimar, dalla Casa Bechstein di Berlino nel 1860. Fra l’altro negli archivi della stessa Bechstein è conservato ancora oggi un registro che testimonia la spedizione del pianoforte a Franz Liszt. Lo strumento è il n. 247 ed è definito “Konzertflügel”; fu spedito l’8 settembre 1860 al “Kapellmeister Liszt” a Weimar.
Nel 1861 il musicista si trasferì a Roma, dove, pur con intervalli che lo portarono in altre città, soprattutto a Weimar e a Budapest, continuò ad avere una residenza fino alla morte. In questa occasione, Liszt si fece evidentemente spedire lo strumento nella capitale dello Stato Pontificio e là lo tenne fino alla morte, avvenuta a Bayreuth nel 1886.
È noto che Liszt andò a Roma, dove peraltro pensava erroneamente di poter coronare il progetto di sposarsi con la amata principessa Carolyne de Sayn-Wittgestein, anche attratto dalla spiritualità della Chiesa. Nel 1865 infatti ricevette la tonsura e gli ordini minori, fissando in seguito la sua dimora nel convento di Santa Francesca Romana, sotto la protezione del cardinale Hohenlohe, che lo ospitò regolarmente anche nella Villa d’Este a Tivoli.
Alla morte di Liszt il pianoforte fu donato al suo allievo Giovanni Sgambati.
Dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nel 1914, presumibilmente fu acquistato da Roberto Almagià. Il pianoforte quindi non si spostò più da Roma fino alla donazione in favore del gentiluomo senese.
A parte il valore storico, questo strumento risulta molto raro per la forma, con la tavola allargata nel basso e con il mantello stondato. Si tramanda la notizia, ma non è provata, che il mantello stondato sia stato realizzato su suggerimento proprio di Franz Liszt al fine di potenziare il registro grave.

NOTA Si ringrazia per questa notizia Ratko Delorko, pianista docente alla Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte.

Nella primavera del 2010 la direzione artistica dell’Accademia Musicale Chigiana, anche su suggerimento di Michele Campanella, illustre interprete lisztiano, propose di far restaurare il prezioso Bechstein, operazione che il consiglio di amministrazione approvò nella consueta logica di salvaguardare e valorizzare il patrimonio culturale della Fondazione.
Il lavoro fu affidato al laboratorio Valli di Ancona, che gode di una fama indiscussa proprio relativamente agli strumenti di quel periodo.
Le accurate operazioni di recupero, tese soprattutto a far ritornare il pianoforte al suo suono originale, sono durate fino al febbraio 2011.
Una volta ritornato nel Palazzo Chigi Saracini, lo strumento è stato subito utilizzato per una seduta registrazione che ha visto protagonista lo stesso Michele Campanella in un programma interamente dedicato a Franz Liszt, in occasione dell’anno celebrativo del secondo centenario della nascita del grande musicista ungherese.
È stato quindi realizzato il cd “Liszt – Michele Campanella plays Liszt’s Bechstein” di imminente pubblicazione, in collaborazione fra l’Accademia Musicale Chigiana e la casa discografica olandese Brilliant, che testimonia la bellezza del suono dello strumento e che ci permette di riascoltare la “voce” originale dell’epoca.

(19-04-2011)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 19-04-2011 alle :