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Bullismo, istruzioni per l’uso

Il sito www.smontailbullo.it entra in rete con una nuova veste e, soprattutto, una nuova strutturazione dei contenuti. Così il Ministero della Pubblica Istruzione cerca di affrontare il tema con chiarezza


Anche quest’anno nel pieno dell’anno scolastico si sente ancora parlare di bullismo. Un fenomeno sociale che già da qualche anno genera preoccupazione e, qualche volta, un po’ di confusione o di allarmismo.
Per fare luce sul fenomeno e aiutare ragazzi, insegnanti e famiglie che hanno a che fare con esso è nato smontailbullo.it, il sito del Ministero Pubblica Istruzione sul tema.
Dopo molto lavoro, dichiarano soddisfatti i curatori del sito, smontailbullo.it è ora più navigabile, comprensibile, fruibile per tutti. Perché sia davvero un supporto alle scuole e ai singoli ragazzi, insegnanti e operatori che cercano materiale o suggerimenti per un progetto.
Al tempo stesso, un sito nazionale per valorizzare le moltissime azioni, interventi, progetti, seminari, ricerche... che in Italia vengono attuati in questo settore, ormai da diversi anni, grazie all'operato di tante scuole ma anche di enti locali, università, associazioni del terzo settore, aziende sanitarie, fondazioni bancarie, forze dell'ordine... sensibili ed attive.

Contrastare il bullismo, spiega il sito, vuol dire innanzitutto prendere la parola. Spezzare l’omertà e interrompere il silenzio. Dire con la fantasia, con il colore, con le immagini la propria volontà: di vivere in gruppi basati sulla condivisione e non sull’abuso del più debole.

Ma cos’è veramente il bullismo?
Il bullismo è una dinamica di gruppo basata sulla prevaricazione ripetuta del più debole. Non va confuso con altre forme di disattenzione, o di maleducazione, o di disturbo dell’azione didattica. Proprio per capire bene di cosa si tratta e distinguerlo da altri comportamenti il sito dedica un’intera sezione, curata da Elena Buccoliero e Marco Maggi, alla descrizione sintetica del fenomeno, dei suoi protagonisti e di come sviluppare un intervento di prevenzione o di contrasto della violenza nella scuola.
Il termine italiano “bullismo” è la traduzione letterale della parola inglese “bullying”, termine ormai comunemente usato nella letteratura internazionale per indicare il fenomeno delle prepotenze ripetute tra pari. Il bullismo è, di fatto, un abuso di potere. Perché una relazione tra soggetti possa prendere questo nome devono essere soddisfatte tre condizioni:
1. i comportamenti di prevaricazione, verbale, psicologica, fisica o elettronica, sono intenzionali
2. queste prepotenze non sono occasionali ma reiterate nel tempo sempre gli stessi soggetti
3. tra i soggetti coinvolti esiste uno squilibrio di forze tale per cui chi è oggetto di prevaricazioni (vittima) è più debole e non è in grado di difendersi da solo di fronte ai soggetti in posizione dominante (bulli).
Il bullismo è una dinamica di gruppo, riguarda un gruppo e come tale deve essere considerato. Il riferimento al gruppo è importante perché chi agisce o riceve prepotenze può essere un singolo ma più spesso è un gruppo di persone, ma soprattutto perchéqueste dinamiche si affermano all’interno di un gruppo che comprende, oltre ai bulli e alle vittime, anche un buon numero di persone che apparentemente non sono direttamente coinvolte ma sanno quello che sta succedendo e possono prendere posizione.

I luoghi del bullismo
I contesti in cui le prepotenze avvengono con maggior frequenza, spiegano Elena Buccoliero e Marco Maggi attraverso le pagine del sito, sono gli ambienti scolastici come le aule, i corridoi, il cortile, i bagni e in genere i luoghi isolati.
Altri luoghi a rischio sono i mezzi di trasporto perchè in essi i ragazzi si ritrovano ripetutamente per un tempo a volte anche piuttosto lungo e nella sostanziale assenza di adulti.
Può sembrare strano che, a scuola, proprio le aule siano tra i luoghi più indicati da bambini e ragazzi vittime di bullismo. Spesso le prepotenze avvengono nel cambio dell’ora o comunque di momenti in cui l’insegnante non è presente e non può accorgersi di nulla. Ma non è sempre così. Ci sono prepotenze che si fanno di nascosto, come le aggressioni fisiche o le estorsioni, ed altre che potrebbero essere intercettate dall’insegnante ma spesso vengono scambiate per scherzi tra ragazzi. È il caso tipico delle esclusioni dal gruppo o delle prese in giro ripetute.
Per far capire meglio di cosa si tratta, i curatori riportano poi una serie di esempi di prepotenze riconducibili al bullismo.
Siamo in presenza di casi di bullismo quando, nei confronti dei soggetti più deboli, i ragazzi prepotenti
- li prendono in giro, gli dicono frequentemente cose cattive e spiacevoli, li chiamano con nomi offensivi, li minacciano (bullismo verbale)
- li ignorano o escludono completamente dal loro gruppo, non li coinvolgono di proposito, mettono in giro false voci sul loro conto, o alcuni compagni fanno in modo che nessuno stia in banco con loro, li inviti alle uscite extrascolastiche, trascorra con loro l’intervallo... (bullismo psicologico);
- li colpiscono con pugni, calci o spinte, o vengono molestati sessualmente (bullismo fisico)
- gli inviano messaggi molesti tramite sms o in chat, oppure vengono fotografati o filmati in momenti in cui non desiderano essere ripresi e poi le loro immagini vengono inviate ad altri per prenderli in giro, per diffamarli, minacciarli o tormentarli (cyberbullying, ovvero bullismo elettronico);
- parliamo ancora di prepotenze quando qualcuno viene costretto a dare del denaro, o la merenda, o a fare cose che non vuole fare (es. passare i compiti, o rubare), o gli viene portato via o danneggiato il materiale scolastico, gli abiti , il cellulare.
Ma allora tutte le prepotenze sono bullismo?
Sicuramente no, è necessario saper distinguere i vari atteggiamenti dei ragazzi e riconoscere quando si tratta di un semplice scherzo.
Non tutta l’aggressività dei ragazzi si chiama bullismo ma solo quella che si esprime con prepotenze ripetute, tra le stesse persone, tra le quali è riscontrabile una disparità di forze.
Se però un alunno viene preso in giro ogni giorno, per tanti giorni, con lo stesso nomignolo assurdo, o sottolineando costantemente una sua difficoltà o un suo difetto, e quel ragazzo sta male per questo ma non è capace di difendersi, allora sì, quella che abbiamo di fronte è una situazione di bullismo.

Cristina Moretti

(18-11-2009)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 18-11-2009 alle :