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cultura

Amplessi, frasi, ritratti. Disegni di Dino Tamburini

S’intitola così la nuova esposizione in allestimento alla Galleria d’arte Marchesi di Ferrara, aperta al pubblico dal 15 novembre al 9 dicembre 2009


Dal 15 novembre al 9 dicembre 2009, presso la Galleria d’arte Marchesi di Ferrara, sarà allestità l’esposizione “AMPLESSI, FRASI, RITRATTI - Disegni di DINO TAMBURINI”. La mostra, che gode del patrocinio del Comune di Ferrara, sarà visitabile dalle 11,00 alle 14,30 e dalle 18,30 alle 23,00, tutti i giorni tranne il giovedì.

Per informazioni e prenotazioni: tel/fax 0532761052 – 3476500359


Scheda biografica e critica - A cura di Lucio Scardino
Nato a Trieste il 14 Ottobre 1924, Dino Tamburini si laurea in Ingegneria Civile a Padova e quindi in Architettura all’Università di Venezia. In tale veste ha costruito diversi edifici di ambito pubblico e privato in tutta Italia, ha seguito il restauro di importanti costruzioni (come il Teatro Comunale “Giuseppe Verdi” di Trieste), elaborato piani urbanistici e planivolumetrici, seguito l’allestimento e l’arredo di uffici, case, caffè e yacht, sistemato infrastrutture a carattere aeronautico.
La sua attività propriamente grafico-artistica inizia nel 1945, illustrando il giornale universitario Caleidoscopio o realizzando sapidi “Papiri di laurea”: e il versante satirico sarà predominante in tutta la sua carriera. Dopo aver partecipato in gioventù ad alcune collettive padovane presso il caffè Pedrocchi, a partire dal 1968 Tamburini ha tenuto varie personali di grafica, soprattutto caricaturale, in importanti gallerie di Trieste, quali la Torbandena e lo Studio d’Arte Tommaseo. Nel contempo ha illustrato deliziosi libri (L’eleganza per me, di Benedetta Barzini, 1985; Due di Momi Sonego, 2005, nonché alcuni quaderni con poesie della moglie Nicoletta Brunner) e persino un CD musicale del “Trio di Trieste”. Nel 1985, presso l’Officina triestina, ha allestito Indovina chi viene a cena?, una performance con sagome di cartone a grandezza naturale. Questa sua prima mostra a Ferrara propone opere grafiche che vanno dal 1987 al 2009: è stata curata dalla cugina, Giulia Lusina Vullo, che da anni abita nella città estense. Dino Tamburini vive a Trieste, con bella vista sul mare di Barcola.
Dino Tamburini, nella sua produzione grafica, ha anzitutto dimostrato una fervida vena satirica. Formatosi nel vivace ambiente goliardico di Padova, la sua attività di “papirista” è stata alquanto apprezzata, tanto che un suo cartellone per la laurea di una amico nel 1985 è stato prescelto da Luigi Montobbio per la copertina di un importante libro-catalogo sul tema. In seguito, il giuliano ha proseguito nell’attività di caricaturista, realizzando vari, deliziosi “ritratti” resi con l’uso raffinatissimo di una linea continua, quasi svolazzante, in sintonia stilistica con quanto espresso da grandi grafici del ‘900, da Steiberg a Cavandoli. In altri casi, la sferzante interpretazione della fisiognomica di amici e conoscenti è stata arricchita da un uso sapiente del chiaroscuro, “macchie nere” d’inchiostro che talora hanno l’icasticità della pittura. Giocando sempre sul puro linearismo e mai sul “volume”, Tamburini ha costruito una galleria di ritratti di incisiva caratterizzazione psicologica: personaggi del milieu culturale di Trieste, uomini politici della scena nazionale (da Andreotti a Prodi), intellettuali ed artisti (come i ferraresi Vittorio Sgarbi e Maurizio Bonora) sono restituiti mediante lineamenti deformati e tic accentuati di fine resa espressiva, ben lontani, ad esempio, dalla scurrilità che talora contraddistingue le vignette di Forattini. In una mostra del 1987, Bestiario, Tamburini ha poi realizzato una serie di immagini antropomorfiche che aggiornano il gusto di Savinio alla luce di una vis caricaturale assai originale: teste di colleghi sono poste su corpi di aquile e rinoceronti, gufi e serpenti, con un sarcasmo talora spietato e una crudeltà ben lontana dagli esiti stucchevoli della cinematografia disneyana. Nell’ultimo lustro la sua ricerca grafica si è spostata verso altri orizzonti, con la serie degli Amplessi e con quella delle Frasi. Nel primo caso, Tamburini ha elaborato coppie di stilizzatissimi amanti avvinghiati nell’abbraccio amoroso, se non nella vera e propria copula: incastri geometrici e nel contempo “plastici”, queste opere ricordano, non a caso, la scultura di maestri del ‘900 europeo, come Archipenko, Moore, Wotruba, Zadkine. La sintesi neo-cubista con qualche eco da Picasso s’afferma nella “erotica” serie (che però vuole altresì allegorizzare il tema della famiglia e della maternità) in modo palese, così come ricordi del costruttivismo russo o del cartellonismo novecentista (nel suo amore per i caratteri cubitali, ad esempio) s’intravvedono nelle Frasi, in cui la forma non è mai fine a se stessa e il gioco dei volumi rivela nell’autore la dimestichezza con l’architettura: triangoli incastrati, nicchie, poliedri, sfere, mattoni, logotipi, totem, colonne, prospettive impossibili, con effetti quasi “alla Escher” e un sottile senso metaforico. Usando con sapienza pennini da inchiostro e le tecniche dell’acquarello, la grafite, la china e persino il frottage, il professionista triestino ha rivelato un costante, intelligente amore per il “segno”, che al di là della funzione utilitaristica (nell’architettura) può giungere talvolta alla Poesia.

(13-11-2009)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 13-11-2009 alle :