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La gioielleria italiana tra tradizione e qualità

Un articolato sistema di leggi e norme tecniche, tutela questo settore. Ecco come e perchè


Come avrete avuto modo di notare, per la commercializzazione di articoli di gioielleria è fondamentale che sia riportata sull’oggetto che acquistate l’indicazione del marchio identificativo e del titolo, cioè la proporzione in millesimi tra il metallo prezioso puro e la lega che costituisce l’oggetto stesso. Oggetti placcati o ricoperti di metalli preziosi, infatti, non possono essere denominati gioielleria, oreficeria, argenteria e non possono recare il marchio di identificazione né qualsiasi altra indicazione del titolo in millesimi o in carati. Possono, semmai, riportare l’indicazione “dorato” o “placcato” o “laminato” seguita dal simbolo chimico del metallo prezioso. Queste indicazioni provengono da una precisa legislazione (che rimanda poi alle norme tecniche che rappresentano un riferimento univoco per il rispetto dei parametri indicati nelle leggi e per le trattative commerciali) a tutela di un settore, quello della oreficeria e gioielleria, nel quale il made in Italy va forte, dove lo stile e la moda di casa nostra sono elementi che guidano la domanda.
Qualità è un termine che ben si addice alla gioielleria, oreficeria ed argenteria prodotta in Italia. Per esempio in Toscana, dove nella sola provincia di Arezzo operano circa 1100 aziende e 10000 addetti, per un fatturato complessivo di 6000 milioni di euro, si calcola che vi si lavorino circa 230 tonnellate di oro all’anno, equivalente alla metà dell’oro importato in Italia, per un totale di più di 1.600 marchi presenti. Marchi che rappresentano soprattutto realtà artigiane, in quanto la struttura produttiva del distretto orafo aretino è fondata su un sistema locale di piccole e medie imprese. Oppure in Campania, dove tra Napoli e Caserta operano circa 500 aziende e 2500 addetti. Si tratta di laboratori artigiani e imprese industriali che operano nell’oreficeria, nella gioielleria, nell’argenteria ma anche nell’orologeria e nella produzione di cammei e prodotti in corallo, concentrati su una superficie di 130.000 mq presso Marcianise destinata al centro orafo “Tarì” (nome dell’antica moneta aurea napoletana), in cui confluisce anche l’esperienza orafa di Torre del Greco. Un altro 25% delle aziende di produzione è situato nel Nord Ovest con particolare riferimento al distretto di Valenza. Secondo i dati Federorafi del 2003 solo in questo distretto viene lavorato il 6% di oro e l’80% delle pietre preziose importate in Italia.
Secoli, se non millenni, di tradizione orafa hanno fatto sì che tutta l’Italia sia stata da sempre considerata produttrice di gioielli di qualità, sebbene il termine abbia assunto oggi significati lontani dall’originale: design, alta finitura, grande impatto emotivo. Formalmente la qualità è definita dalla norma internazionale UNI EN ISO 9000 come il grado in cui un insieme di caratteristiche intrinseche soddisfa le esigenze o le aspettative, che possono essere espresse, implicite o cogenti, dei destinatari di beni o servizi. Traducendo il requisito della qualità in termini di gioielleria significa che un gioiello di qualità deve soddisfare le esigenze espresse, cioè il valore, ed implicite, cioè durevolezza, indossabilità, non nocività, rispetto delle leggi.

Glossario
•metalli preziosi: platino, palladio, oro e argento
• marchio di identificazione: un’impronta poligonale, che racchiude una sagoma di una stella a cinque punte, un numero ed una sigla di provincia che individuano il produttore o l’importatore
• titolo delle materie prime e dei lavori in metalli preziosi: un’impronta che racchiude un numero che individua la proporzione in millesimi tra il metallo prezioso puro e la lega costituente il gioiello

Il quadro legislativo e i titoli dei metalli preziosi
Nel settore orafo-argentiero la legislazione nazionale è rappresentata dal D.lgs 251/1999 “Disciplina dei titoli e dei marchi di identificazione dei metalli preziosi, in attuazione dell’articolo 42 della legge 24 aprile 1998, n. 128” e dal suo regolamento applicativo DPR 150/2002.
Nel disposto legislativo sono riportate tutte le indicazioni che i gioielli devono avere per poter essere legalmente venduti sul mercato italiano: riportare impresso il marchio di identificazione ed il titolo. I contorni del marchio del titolo dell’oro, dell’argento, del platino e del palladio sono diversi per garantirne una facile identificazione, per esempio losanga per l’oro e ovale per l’argento. Per legge sono fissati i titoli legali dei vari metalli preziosi, che in Italia, sono i seguenti: Oro (750‰, 585‰, 375‰), Argento (925‰, 800‰), Platino (950‰, 900‰, 850‰), Palladio (950‰, 500‰).

Le norme tecniche di riferimento
Per analizzare il contenuto del “fino”, cioè il peso in grammi del metallo prezioso, la legge indica come riferimento una serie di norme tecniche (una per ciascun metallo prezioso) alle quali si devono attenere i laboratori autorizzati all’analisi e alla certificazione dei metalli preziosi. Altre norme sono poi utilizzate nel settore orafo-argentiero e sono quelle che si riferiscono all’eliminazione del rischio delle allergie indotte da nichel, metallo spesso utilizzato per rivestimenti o presente in alcune leghe di metalli preziosi. Un articolato sistema di disposizioni legislative e di norme tecniche condivise in sede nazionale ed internazionale, quindi, regola il settore per rendere sicuro il prodotto e garantire il consumatore su cosa sta per acquistare.


Cristina Moretti

(29-01-2010)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 29-01-2010 alle :