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Anche gli abiti parlano (di chi li indossa evidentemente)

Della camicia non si vede molto se la si indossa sotto un completo. Ma il collo e i polsini sono sufficienti per raccontare… “di che camicia si è fatti”!


La camicia è forse uno degli indumenti che più di altri esprime la personalità di chi la indossa. Basta scorrere un’immaginaria quadreria di ritratti. Quelli dedicati a giovin signori, aristocratici, condottieri, poeti e quant’altro è degno di finire incorniciato sulla parete di qualche magione illustre, vedono protagoniste candide camicie che rubano preponderanti la scena. Perché, come tutti i capi di abbigliamento anche la camicia ha il suo valore simbolico. Basti pensare ai tanti detti: “nascere con la camicia”, o, su altro fronte, “talmente povero da essersi venduto anche la camicia”. Insomma a secondo della camicia che si porta ci si distingue. Così se in un quadro la camicia è aperta, candida, sbuffante dentro ci sarà un creativo, magari un poeta come Foscolo; se tutta trine e merletti un aristocratico o un condottiero, se candida e inamidata un gentleman. Le prime camicie, o meglio le nonne di quelle attuali, appaiono già ai tempi di Carlo Magno e sono indumenti simili a corte tuniche da indossarsi sotto altri capi. Poi secolo dopo secolo prendono corpo, o meglio lo vestono in maniera sempre più composita fino ad arrivare al modello che oggi noi portiamo. Oltre una trentina sono i tipi di tessuto con i quali si può realizzare una camicia, più leggeri come l’Oxford, il classico cotone azzurro, bianco e colorato che prende nome dalla città universitaria, usato per quelle classiche, oppure più pesanti come gabardine e fustagno per i modelli sportivi. Mentre una ventina sono le tipologie di colli per camicia, pensati per le diverse occasioni in cui la si indossa, ma anche per soddisfare gli snobismi alla Lord Brummel: e si finisce sempre per parlare di lui. Ma come fare diversamente,visto che la vita l’ha trascorsa a fare del guardaroba un’arte! Tra i colli più noti, che poi a volte danno nome al modello stesso, abbiamo il “button down” (i due bottoncini fermano il colletto, e il marchio che le identifica è Brooks Brothers, quello che sceglieva Gianni Agnelli, per intenderci), a punta (la lunghezza delle punte varia a seconda di chi le produce e ricordano indiscutibilmente il mondo degli anni ‘70), alla coreana (pensiamo alle divise cinesi del periodo di Mao) e quello francese, ben squadrato, copre il collo in maniera importante ed è leggermente divaricato dove c’è l’abbottonatura, per permettere di fare un bel nodo alla cravatta. Premesso che sotto lo smoking e sotto il frack la camicia può essere solo bianca, con i doppi polsi per i gemelli, con lo sparato e possibilmente con un collo dalle due piccole alette rigide sotto le quali si posa il papillon nero nel primo caso e bianco nel secondo, gli abbinamenti, giacca, camicia e cravatta sono fondamentali per apparire nel modo giusto. La scelta dei doppi polsi è facoltativa. Certo, sono più impegnativi da curare e allacciare, ma danno più eleganza all’immagine. Per ciò che riguarda l’incontro camicia e cravatta, l’abbinamento più semplice è con il blazer blu che va bene a tutte le ore del giorno: così con lo stesso blazer abbinato a una button down a quadrettini colorati con cravatta in maglia in una delle tinte dei quadrettini si può essere confidenzialmente informali dalla mattina fino alle 18, poi indossando una classica in oxford bianco con una cravatta a piacere per materiali e fantasia si è perfetti per una serata. Con una giacca di velluto, meglio una button down e cravatta di tweed, mentre sotto il completo di flanella grigia, la camicia in cotone a righe bianche e colorate assieme alla cravatta in seta, certo fa raffinatone, ma vi risolve la giornata.


Cristina Moretti

(08-01-2010)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 08-01-2010 alle :