inUmbria on line nelCentro on line inItalia on line in Europa on line nel Mondo on line nellUniverso on line
 
 
  | Home | Top News | About Italy | Umor |
 

societa

Sosteniamo... la logistica sostenibile

Anche in Italia appaiono le prime tecnologie e gli impianti per diminuire l’impatto ambientale in un settore in cui si può, ed anzi si deve, investire di più per proteggere l’ambiente


Anche in Italia appaiono le prime esperienze di tecnologie e impianti destinati a diminuire l'impatto ambientale delle attività di trasporto e logistica. Molte giungono attraverso multinazionali, ma anche alcuni operatori nazionali mostrano una crescente sensibilità ambientale.
L'esordio in pompa magna della cosiddetta "logistica sostenibile" è avvenuto un anno fa presso l'Autitorium Gio Ponti di Milano, nella sede di Assolombarda: il convegno dedicato proprio a questo argomento - con il sottotitolo "un progetto win-win per imprese e ambiente" - organizzato dall'associazione Sos-Logistica. Il cartello dei sostenitori era denso di nomi importanti nel campo della produzione e del trasporto e l'evento è stato trainato dalla presenza del premio Nobel per l'Economia Amartya Sen. Al di là degli effetti speciali, l'incontro milanese è stato utile per stilare il primo censimento delle iniziative di logistica sostenibile attive, o in progetto, nel nostro Paese.
Ma cosa s'intende col termine di "logistica sostenibile"? Esso comprende una serie di tecnologie, di procedure e d'attività che hanno il fine di ridurre l'impatto ambientale dei vari anelli della catena logistica, senza penalizzare la qualità del servizio e la redditività economica. Secondo i suoi promotori, è possibile ottenere una logistica più efficiente dal punto di vista della produttività, che nello stesso tempo abbia un minore impatto sull'ambiente. Il concetto deriva da quello più esteso di "sviluppo sostenibile", che sembra aver messo d'accordo alcune parti del mondo ambientalista e di quello produttivo. La logistica sostenibile coinvolge diversi aspetti, dal trasporto sulle lunghe distanze alla distribuzione locale, dalla reverse logistics all'intermodalità, dagli impianti di stoccaggio alle tecnologie per l'imballaggio.
Si può cominciare dalle infrastrutture e, in particolare, dalle piattaforme destinate allo stoccaggio e alla distribuzione delle merci. In questo settore, le più agili a muoversi verso la logistica sostenibile sono le multinazionali che costruiscono e affittano i parchi logistici e che vedono nella sostenibilità ambientale un notevole valore aggiunto. Ciò avviene perché i loro clienti, che in Europa sono a loro volta grandi imprese, sono interessati alla certificazione di qualità ambientale e, da questo punto di vista, utilizzare strutture a basso impatto offre un buon "punteggio". Le più recenti realizzazioni di nomi come ProLogis e Gazeley utilizzano pannelli solari e generatori fotovoltaici, sistemi di riciclaggio e recupero delle acque e la piantumazione intensiva per diminuire l'impatto paesaggistico di strutture logistiche che diventano sempre più grandi. Un altro importante elemento è la posizione, che deve essere lontana dai centri abitati e vicina alle grandi arterie di trasporto.
In Italia, la Finanziaria 2007 ha previsto diversi incentivi per la costruzione o la ristrutturazione di edifici che offrono risparmio energetico e di sistemi di produzione energetica che utilizzano fonti rinnovabili: un'importante occasione anche per il mondo della logistica, che può approfittare del ritardo infrastrutturale italiano per realizzare impianti eco-compatibili.
Ma non basta costruire bene le piattaforme logistiche, bisogna anche utilizzarle in modo "sostenibile". Ciò significa, in concreto, aumentare l'intermodalità, usando le strutture come centri per il trasferimento tra due modi di trasporto, razionalizzare la logistica urbana, sviluppando centri di smistamento esterni ai nuclei abitati, piuttosto che rendere più fluida la movimentazione interna delle merci con tecnologie di tracciamento wireless e tag RFID. Le piattaforme logistiche possono avere anche una funzione importante nell'aumentare il coefficiente di carico dei mezzi di trasporto che, in concreto, significa diminuire il numero dei mezzi in circolazione.
Proprio i mezzi di trasporto sono il secondo pilastro della logistica sostenibile. Vengono subito in mente i camion, ma non bisogna trascurare tutti gli altri: aerei, navi, carrelli elevatori e perfino treni. L'obiettivo è ridurre l'impatto ambientale e ciò avviene in diversi modi: rendendo più efficienti i motori, trovando fonti energetiche alternative e abbassando altri tipi di disturbo (come il rumore degli aerei). Nel campo dei veicoli industriali, le emissioni vengono ridotte da normative nazionali o transnazionali - come l'Euro 4 in ambito UE - e alcuni Paesi incentivano l'acquisto dei modelli meno inquinanti.
Attraverso i veicoli arriviamo alle unità di carico ed ai sistemi d'imballaggio. Il settore degli imballi è uno dei principali produttori di rifiuti urbani e industriali. Eliminarli sembra impossibile, ma si può fare ancora molto per ridurne l'impatto ambientale attraverso l'uso di materiali e processi produttivi che richiedono minor utilizzo di materie prime e d'energia e che si possono facilmente riciclare. Perfino il banale pallet in legno può essere costruito ed utilizzato in un modo eco-compatibile. Un altro aspetto importante è quello della forma e della dimensione delle unità di carico. È importante perché consente di sfruttare al meglio lo spazio disponibile nelle piattaforme logistiche e sui vettori, nonché ridurre i tempi di movimentazione, di carico e di scarico.
Questi sono alcuni esempi di come si può ridurre l'impatto ambientale dei vari segmenti della logistica, ma il convegno milanese di Sos-Logistica ha suggerito come la vera sostenibilità viene da un intelligente coordinamento delle varie soluzioni e parte a monte della logistica stessa, ossia nella fase di produzione delle merci. Esse devono essere progettate anche per facilitarne il trasporto e lo smaltimento a fine vita. Entra in gioco anche la reverse logistics, ossia il flusso che parte dal termine del ciclo funzionale dell'oggetto per reimetterlo nel ciclo produttivo attraverso il recupero parziale o il riciclaggio. Questo settore rappresenta un forte potenziale di sviluppo, favorito anche dalle nuove direttive comunitarie sul recupero obbligatorio di alcuni prodotti (come quelli elettrici ed elettronici). In Italia, è anche nata una nuova associazione, denominata Reloader, che ha lo scopo d'incentivare la ricerca e la formazione in questo campo.


Cristina Moretti

Cristina Moretti

(19-01-2009)




[torna ai risultati]
 


Periodo dal

al

Argomento

Parola chiave:


torna ai risultati
 


Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 19-01-2009 alle :