inUmbria on line nelCentro on line inItalia on line in Europa on line nel Mondo on line nellUniverso on line
 
 
  | Home | Top News | About Italy | Umor |
 

societa

Donne in rivolta tra arte e memoria

A Firenze, il 29 e 30 aprile 2008, la Fondazione SUM, Istituto Italiano di Scienze Umane, in collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino, organizza un convegno in rosa, introdotto da Gae Aulenti, a cui partecipano nove studiose del livello


La Fondazione SUM, Istituto Italiano di Scienze Umane, in collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino, organizza un convegno dal titolo Donne in rivolta tra arte e memoria, che si terrà a Firenze il 29 e 30 aprile prossimi, presso la sede del SUM (Altana di Palazzo Strozzi, martedì 29) e nel Piccolo Teatro del Comunale (Corso Italia, mercoledì 30). Al convegno, introdotto da Gae Aulenti, partecipano nove studiose del livello di Eva Cantarella e Nadia Fusini. La relazione di chiusura è affidata a Francesco Orlando, che parlerà della Carmen, opera che sarà di scena la sera stessa del 30, diretta da Zubin Mehta con la regia di Carlos Saura. Monica Guerritore leggerà una scelta di testi classici della contro-scrittura femminile, selezionati da Ernestina Pellegrini.

“Il convegno Donne in rivolta: tra arte e memoria è frutto di una inedita collaborazione con il Maggio Musicale Fiorentino” afferma Aldo Schiavone, direttore dell’Istituto Italiano di Scienze Umane. “L’intenzione è di proporre al pubblico una riflessione non convenzionale sul nucleo tematico del programma di questa stagione. Voci diverse di donne, critiche esperte di testi letterari e teatrali, cui si unisce la voce di un grande teorico della letteratura, analizzeranno figure diverse di “donne contro” proposte dal mito, dalla letteratura, dal teatro. Ad altre figure di donne in rivolta darà voce una protagonista delle scene quale Monica Guerritore. Il SUM, impegnandosi nella costruzione di questo convegno, ha avvertito la responsabilità e al tempo stesso ha vissuto la soddisfazione, di dare un proprio contributo a una istituzione culturale di cui Firenze e l’Italia sono giustamente orgogliose. La collaborazione è nata quest’anno: auspichiamo che diventi una consuetudine”.

Anche per Francesco Giambrone, Sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino, “l’importanza della nuova sinergia tra l’Istituto Italiano di Scienze Umane e il Maggio Musicale Fiorentino è testimoniata dall’alto profilo del convegno Donne in rivolta e dal valore di tutte le illustri studiose che vi interverranno per approfondire, in vari ambiti, il tema suggerito quest’anno dal Festival. Mi piace sottolineare il punto di contatto nel campo delle performing arts trovato dalle nostre due istituzioni e costituito dalla presenza di una grande attrice come Monica Guerritore che leggerà pagine letterarie ispirate a varie figure di “Donne contro”. L’auspicio è quello di una collaborazione che possa rinnovarsi nel futuro, portando a ulteriori momenti di riflessione e indagine intorno a problematiche che attengono a idee e valori condivisi”.

Il convegno
Due giorni dedicati a figure di donne fondative della letteratura e della cultura, e fondative perchè in rivolta, come le Donne Contro a cui è dedicata la 71° edizione del Maggio Musicale Fiorentino: i lavori del convegno saranno infatti chiusi da una vera e propria lectio di Francesco Orlando sulla Carmen, nel giorno della prima dell’opera (mercoledì 30 aprile), diretta dal maestro Zubin Mehta al Teatro Comunale di Firenze. La lectio, dal titolo Se fuggi inseguo, se insegui fuggo offrirà una visione totalmente inedita dell’icona ribelle della bella sigaraia di Mérimée-Bizet: un approfondimento che andrà ad arricchire la grandiosa galleria di ritratti che Orlando ha saputo fare nel tempo tra letteratura, musica, teatro e psicoanalisi.

Il convegno offre, attraverso il contributo della letteratura e di grandi studiose della letteratura una nuova occasione di riflessione e di analisi del rapporto tra i sessi, attraverso le grandi icone femminile della letteratura, del mito e del teatro. Interverranno: Eva Canterella, Monica Centanni, Maria Grazia Profeti, Clara Mucci, Marisa Sestito, Sandra Teroni, Nadia Fusini, Daniela Brogi, Anna Maria Carpi.
Dopo l’apertura dei lavori, affidati all’architetto Gae Aulenti, la prima figura ad essere affrontata sarà quella di Clitennestra, la moglie-omicida di Agamennone, che può sottrarsi alla subalternità del suo ruolo e alla violenza dell’organizzazione e dell’etica patriarcale, solo con l’uso di una violenza non meno brutale di quella maschile. “A distanza di millenni – dice Eva Cantarella - le moderne Clitennestre (come quelle di Dacia Maraini o di Valeria Parrella) impongono di domandarsi se e in quale misura le cose siano cambiate. Se la cultura occidentale richiede che, non solo nei rapporti fra generi, alla violenza si risponda con la violenza, occorre ripensare ai valori di questo mondo”.
Saranno affrontate le figure di Antigone (“la vergine necrofila”, nella relazione di Monica Centanni), le montanare ribelli, virili e bellissime della tradizione letteraria spagnola (dal medioevo alla commedia seicentesca di Lope de Vega e Tirso de Molina), fino alla mostruosa Lady Macbeth. Altre figure emblematiche saranno quelle di Moll Flanders (la relazione di Marisa Sestito si interrogherà se ci sia sintesi oppure giustapposizione tra la trasgressività dell’esperienza di prostituta e ladra, e il successivo ravvedimento coronato da rispettabilità e ricchezza), e di Madame Bovary, il personaggio che segna una svolta capitale nel rappresentare la lacerazione femminile tra il sogno di una vita intensa e autentica nell’amore, e la realtà non solo di un ruolo asfittico nella vita coniugale, ma anche di un ruolo altrettanto codificato nelle relazioni adulterine. E poi Gertrude, la monaca di Monza di Alessandro Manzoni, espressione “sventurata” di azioni e discorsi sempre voluti da altri, Agathe, sorella di Ulrich - dell’Uomo senza qualità di Musil- contro la società del tempo e contro ogni realtà, e Anna Karenina, Hedda Gabler di Ibsen, Effi Briest di Theodore Fontane, tutte donne costrette alla ribellione da una fortissima e antagonistica struttura di idee e valori.

Ad altre figure di donne in rivolta darà voce, nella mattina di mercoledì 30, la bravissima Monica Guerritore, che leggerà una serie di testi scelti da Ernestina Pellegrini. A “parlare” stavolta saranno le scrittrici in prima persona, le donne-contro, le donne in rivolta: autrici più o meno celebri - Virginia Woolf, Anne Sexton, Sylvia Plath, Maria Luisa Spaziani, Patrizia Valduga, Mariella Mehr, Alda Merini, Paola Masino, Djuna Barnes, Anna Maria Ortese, Helle Busacca - che si sono servite delle maschere dei grandi personaggi letterari e storici da Euridice a Giovanna d’Arco, per raccontare le cose dal loro punto di vista, un punto di vista “di genere”.



I relatori

Daniela Brogi
insegna Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena. Ha dedicato a I Promessi Sposi un commento per Enaudi Scuola- curato assieme a Romano Luperini, il volume Il genere proscritto. Manzoni e la scelta del romanzo, Giardini, Pisa-Roma, 2005 e una raccolta di saggi di prossima pubblicazione.

Eva Cantarella insegna Istituzioni di diritto romano e Diritto greco antico all’Università di Milano. Studiosa di fama internazionale, capace di rivisitare con originalità i testi antichi da una prospettiva femminile, è autrice di molti libri, fra i quali: Pompei: i volti dell’amore (Mondadori, 1998), Itaca. Eroi, donne, potere fra vendetta e diritto (Feltrinelli, 2004), Secondo natura. La bisessualità nel mondo antico (BUR, 2006); L’amore è un dio. Il sesso e la polis (Feltrinelli, 2007).

Anna Maria Carpi insegna Letteratura tedesca all’Università “Ca’Foscari” di Venezia. Ha pubblicato le raccolte di poesie Compagni corpi. Tutte le poesie 1990-2002 (Scheiwiller, 2004, 2005); E tu fra i due chi sei (Scheiwiller, 2007); i romanzi Racconto di gioia e di nebbia (1995); E sarai per sempre giovane (1996); Il Principe scarlatto (2002); Un inquieto batter d’ali. Vita di H.v.Kleist (2005, Premio Comisso 2005). Ha inoltre pubblicato saggi su Gottfried Benn, Thomas Mann, Pual Celan. Ha curato varie edizoni di lirici tedeschi: Durs Grünbein, A metà partita (1999, Premio Monselice 2000) e Della neve (2005); Friedrich Nietzsche, Le poesie (2000); Hans Magnus Enzensberger, Più leggeri dell’aria (2001); Gottfried Benn, Frammenti. Distillazioni (2004 e 2007), Heiner Mueller, Non scriverai più a mano, Hans Hartung Sogna più lento e Kurt Drawert, Collezione di primavera.

Monica Centanni insegna Letteratura greca presso L’Università IUAV di Venia. Filologo classico di formazione, è studiosa di teatro classico (drammaturgia, strutture, scenografia, valore politico della tragedia greca; ripresa del dramma antico nel Novecento); di cultura tardo antica (in particolare: il mito di Alessandro; il romanzo ellenistico e il paesaggio tra paganesimo e cristianesimo); dei meccanismi di trasmissione della tradizione classica nella storia della cultura, artistica e letteraria. Coordina il Centro Studi Architettura Civiltà e Tradizione del Classico di Venezia e dirige la rivista on line “Engramma. La tradizione classica nella memoria occidentale”, pubblicata mensilmente dal 2000 (63 numeri disponibili online). Tra le sue pubblicazioni: Eschilo. Tutte le tragedie (con i frammenti delle tetralogie), Introduzione, traduzione e commenti (I Meridiani, Mondadori 2003); L’originale assente. Introduzione allo studio della tradizione classica (Bruno Mondadori, 2005); Alessandro il grande (Bruno Mondadori 2005); Nemica a Ulisse (Bollati Boringhieri 2007).

Nadia Fusini insegna Lingua e letteratura inglese e Critica shakespeariana all’Università “La Sapienza” di Roma. Studiosa di teatro elisabettiano, ha tradotto e commentato numerosi testi shakespeariani. Ha anche tradotto e curato numerosi lavori di Mary Shelley, Keats e Stevens.
A lei si devono traduzioni di Al faro, La Signora Dalloway, Le onde di Virginia Wolf (Premio Mondello per la traduzione 1995).
Sui temi del femminile e delle sua identità ha pubblicato La luminosa. Genealogia di Fedra (1990) e Uomini e donne: una fratellanza inquieta (1995). E’ inoltre autrice di un’opera di narrativa, il romanzo La bocca più di tutto mi piaceva.
E’ anglista di fama, saggista e scrittore. In qualità di critico letterario, collabora alle pagine culturali di Repubblica.

Clara Meucci insegna Letteratura inglese e Storia del teatro inglese presso l’Università di Chieti dove insegna anche Psicologia delle dinamiche famigliari. E’ psicologa ad indirizzo psicoanalitico e specialista di disturbi borderline. Tra i suoi lavori: Liminal personae (1995); Tempeste. Narrazioni di esilio in Shakespeare e Karen Blixen (1998, nuova ed. 2008); Il teatro delle streghe. Il femminile come costruzione culturale al tempo di Shakespeare (2001, ristampa 2008); A memoria di donna. Psicoanalisi e narrazione dalle isteriche di Freud a Karen Blixen (2004); Il dolore estremo. Il trauma da Freud alla Shoah (2008).

Francesco Orlando è nato a Palermo nel 1934. Ventenne, ha frequentato G. Tomasi di Lampedusa, che gli ha tenuto lezioni private di letteratura inglese e francese (oggi, 1267 pagine d’un Meridiano Mondadori). Si è laureato a Pisa, dove ha insegnato dal 1960 a oggi, salvo gli anni di Napoli (1970-1975) e Venezia (1975-1982). Ha voluto elaborare una teoria e metodologia letteraria d’ispirazione freudiana, in polemica con le tendenze psicologistiche tradizionali: partendo invece dall’idea d’una semiotica, o retorica, o “anti-logica” (secondo Matte Blanco) immanente nell’opera di Freud. Un ciclo lo ha impegnato dal 1969 al 1980: Per una teoria freudiana della letteratura; Due letture freudiane: Fedra e il Misantropo; Illuminismo, barocco e retorica freudiana. Il seguito è l’ampio studio, ispirato anche da Auerbach, Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura, 1994. Al primo maestro ha dedicato testimonianze biografiche: Ricordo di Lampedusa, 1962; Da distanze diverse, 1996; e uno studio: L’intimità e la storia. Lettura del «Gattopardo», 1998. Ha poi pubblicato su Wagner articoli e programmi di sala, e presentato per i maggiori teatri opere di Mozart, Beethoven, Bizet, Debussy.

Ernestina Pellegrini insegna Letterature comparate all’università di Firenze. E’ presidente dell’Associazione “Archivio per la memoria e la scrittura delle donne” (che ha sede presso l’Archivio di Stato di Firenze). Fra i suoi ultimi libri: Necropoli immaginarie. Le rappresentazioni della morte in Balzac, Zola, Dickens, Dostoevskij e Tolstoj (1996); La riserva ebraica. Il mondo fantastico in Arturo Loria (1999); Meneghello (2002); Epica sull’acqua. L’Epica letteraria di Claudio Magris (2003); Le spietate. Eros e violenza nella letteratura femminile (2004); Altri inchiostri. Ritratti e istantanee di scrittrici (2005); Scritture femminili in Toscana (2006).

Maria Grazia Profeti insegna Letteratura spagnola presso la facoltà di lettere dell’Università di Firenze. Si è occupata di teatro barocco con monografie, testi critici, bibliografie (Lope de Vega, Pedro Calderón de la Barca, Tirso de Molina, Luis Vélez de Guevara, Juan Pérez de Montealbán, Francisco Rojas Zorrilla, AgustÍn Moreto, Juan Ruiz de Alarcón ed altri), dell’opera poetica di Francisco de Quevedo, della generazione del ’27 (Federico Gracìa Lorca, Luis Buñuel), di rapporti interculturali (la commedia barocca spagnola nell’Italia del Seicento), di scrittura sulla moda.

Marisa Sestito insegna Letteratura inglese presso l’Università di Udine. Le sue aree di ricerca comprendono: il teatro di Shakespeare e quello di Sei e Settecento, su cui ha pubblicato numerosi saggi e il volume Storia del teatro inglese. La Restaurazione e il Settecento (Carocci 2002); la letteratura del Seicento ( L’Illusione perduta. Studio su John Milton, Bulzoni, 1987; Creare imitando: Dryden e il teatro, Campanotto, 1999); la letteratura dell’Ottocento, a cui ha dedicato vari interventi critici. Ha tradotto testi di drammaturgia contemporanea e di narrativa dell’Ottocento, tra cui romanzi di Elizabeth Gaskell (Storie di bimbe, di donne, di streghe, Giunti 1988; Cranford, Giunti 1995) Anne Brontë (Agnes Grey, Editori Riuniti, 1989); Charles Dickens (Grandi Speranze, Garzanti 1994; Un canto di Natale, Marsilio 2001; L’invasato, Marsilio 2005). La traduzione di John Dryden, Edipo, è in corso di stampa presso l’editore Marsilio.

Sandra Teroni insegna Letteratura francese nelle Università di Pisa, Firenze e Cagliari; ha dedicato numerosi saggi a scrittori e problematiche della letteratura francese tra Otto e Novecento. Tra i contributi più importanti, si segnalano quelli sull’opera di Sartre, dal volume L’idea e la forma (Marsilio) alla collaborazione all’edizione del Théâtre Complet nella Bibliothéque de la Pléiade (Gallimard); su Céline, Malraux e gli scrittori viaggiatori (L’occhio del viaggiatore, Olschki); sulla crisi dell’identità e la ridefinizione del ruolo dello scrittore, dal volume La passione della democrazia (Bulzoni) all’edizione critica, in collaborazione con Wolfgang Klein, dei testi e documenti del Congresso internazionale degli scrittori del 1935, Pour la défense de la culture (Èditions Universitaires de Dijon); su Stendhal, di cui prepara l’edizione critico-genetica delle Idées italiennes sur quelques tableaux célèbres per L’ècole nationale supérieure de Beaux-Arts (Parigi). Ha tradotto e curato l’edizione di Madame Bovary per “La Biblioteca di Repubblica” (2004); ha diretto, per le edizioni Laterza, una Storia de romanzo francese del Novecento che sarà in libreria nelle prossime settimane.

Monica Guerritore, dopo aver esordito ancora tredicenne nel film di De Sica Una breve vacanza, debutta sul palcoscenico a sedici anni diretta da Giorgio Strehler ne Il giardino dei ciliegi di Cechov al Piccolo Teatro di Milano. Recitando ne I Masnadieri di Schiller incontra Gabriele Lavia, al quale si lega sentimentalmente e artisticamente, che la dirige soprattutto in ruoli femminili molto forti e difficili come Giocasta, Lady Macbeth, Ofelia, ma anche al cinema nei film erotici Scandalosa Gilda, Sensi e La lupa. La coppia si separa nel 2001, ma la Guerritore continua a recitare in ruoli scomodi come Madame Bovary e Carmen.
Accanto alla carriera teatrale porta avanti anche quella televisiva e cinematografica: nel 1976 è accanto a Marcello Mastroianni in Signore e signori, buonanotte, nel 1977 è protagonista del primo sceneggiato Rai a colori, Manon Lescaut; al cinema si ricordano soprattutto Fotografando Patrizia di Salvatore Samperi (1985) e La Venexiana di Mauro Bolognini (1986), mentre oggi, dopo lo spettacolo teatrale su Giovanna d'Arco, da lei scritto, diretto e interpretato, sta lavorando sul set del nuovo film di Ferzan Ozpetek tratto da Melania Mazzucco, Un giorno perfetto.


BREVI ABSTRACTS DAGLI INTERVENTI

Eva Cantarella La violenta: Clitennestra
Al ritorno del marito Agamennone dalla guerra di Troia, Clitennestra lo uccide, con la complicità di Egisto, di cui nel frattempo è diventata l’amante.
Assurta a simbolo di ogni infamia femminile, Clitennestra è personaggio che, nelle moderne rivisitazioni femministe, ha consentito un’importante riflessione sul rapporto fra sessi. Per Clitennestra, la sola possibilità di sottrarsi alla subalternità del suo ruolo e alla violenza dell’organizzazione e dell’etica patriarcale era l’uso di una violenza non meno brutale di quella maschile. A distanza di millenni, le moderne Clitennestre (come quelle di Dacia Maraini o di Valeria Parrella) impongono di domandarsi se e in quale misura le cose siano cambiate. Se la cultura occidentale richiede che, non solo nei rapporti fra generi, alla violenza si risponda con la violenza, occorre ripensare ai valori di questo mondo.

Monica Centanni La vergine necrofila: Antigone
Antigone, nelle versioni precedenti del mito tragico, era una delle fanciulle di Tebe che celebrava il rito funebre sul corpo di entrambi i fratelli uccisi: la fine della monarchia arcaica consuma la sua colpa originaria nel sangue versato dei due fratelli-re, i figli maledetti di Edipo, che si uccidono l’un l’altro con mani fratricide. Nella versione tragica di Sofocle, Antigone, figlia incestuosa di Edipo e Giocasta, è vergine votata alla morte, e all’amore per la morte: invocando la sepoltura anche per il fratello-nemico, si erge a paladina delle leggi non scritte, del culto dei morti, contro la giustizia dei cittadini. Antigone si staglia come figura dell’opposizione di un carattere intrattabile del femminile, nell’antica postura rituale della persona funera; ma così facendo vota anche se stessa a una sterile verginità che conferma, senza appello, la fine definitiva del genos nobiliare e annuncia il trionfo della nuova giustizia della polis, che pretende un trattamento differenziato per l’amico e per il nemico.

Maria Grazia Profeti La bella virile: la “serrana de la Vera”
La montanara ribelle, virile, e bellissima, affonda le proprie radici nelle leggende della letteratura medioevale spagnola, e diventa poi protagonista di una serie di commedie spagnole dei primi anni del seicento, dovute a Lope de Vega, Tirso de Molina, Luis Vélez de Guevara. Questi commediografi tagliano i propri testi sulle attrici che avevano a disposizione, specializzate in ruoli di "donna vestita da uomo": un mondo ben poco conosciuto in Italia, ma affascinante e ricco.

Clara Mucci La quarta strega: Lady Macbeth
Scritto nel 1605, durante il regno di re Giacomo, famoso persecutore di streghe e autore di un trattato politico sull'argomento, la Demonologia, Macbeth di Shakespeare ha come protagoniste tre streghe, la cui voce profetica e il cui problematico corpo-parola trionferanno su tutti i protagonisti dell'opera. Quarta strega, o almeno costruita come tale nel testo, Lady Macbeth, la moglie dell'usurpatore che inciterà all'assassinio del re, finirà vittima della sua stessa "mostruosità", che le fa dire che "se così avesse giurato, avrebbe fracassato la testa al piccolo che le succhia il seno", mentre il marito che tentenna e ha paura di compiere il regicidio non è un vero uomo...

Marisa Sestito La puritana: Moll Flanders
Moll Flanders, splendida creazione di Daniel Defoe, incuriosisce e attrae, sfuggendo a interpretazioni univoche. Il nodo cruciale riguarda la relazione che si instaura tra la variegata trasgressività dell’esperienza di moglie, prostituta e ladra, e il successivo ravvedimento coronato da rispettabilità e ricchezza. La problematicità si potenzia attraverso il gioco dei punti di vista, che immettono nel romanzo la complessità del pensiero puritano, e inducono a chiedersi di che segno sia l’esito proposto: sintesi oppure giustapposizione tra penitente timorata di Dio e donna sola che affronta una realtà difficile.

Sandra Teroni L’adultera: Madame Bovary
Madame Bovary, il personaggio che dà il nome al capolavoro di Flaubert (1857), segna una svolta capitale nel rappresentare la lacerazione femminile tra il sogno di una vita intensa e autentica nell’amore, e la realtà non solo di un ruolo asfittito e claustrofobico nella vita coniugale consumata nel grigiore della provincia, ma anche di un ruolo altrettanto seppur diversamente codificato nelle relazioni adulterine. All’illusione frustrata della felicità amorosa Emma risponde con la sofferenza psichica e fisica per la perdita di senso della vita; e con la ribellione, il rifiuto di arrendersi. Diventa così figura emblematica di un desiderio assoluto, irriducibile a ogni oggetto verso cui si rivolge, alimentato dal senso di un’insufficienza costitutiva. E il movimento alterno fra slancio e sua ricaduta nelle piatte distese della noia configura una spirale in fondo alla quale sta l’atto estremo del suicidio.

Nadia Fusini Suicide o assassine? Anna, Effi, Hedda
Anna Karenina di Tolstoij, Hedda Gabler di Henrik Ibsen e Effi Briest di Theodore Fontane sono personaggi di donna non tanto in rivolta, quanto uccise, assassinate da un sistema di valori iniquo, sono eroi o eroine per forza, perché una struttura di idee e di valori più forte del Fato antico le costringe alla ribellione. Per vivere devono trasgredire, non possono non farlo. Il loro gesto è necessario. In questo testimoniano la tragicità della loro esistenza in quanto donne. L’essere donna in loro si rivela come un valore contro.

Daniela Brogi La figlia: Gertrude
«Nessuno però le disse mai direttamente: tu devi farti monaca»: ritratto indelebile di un’interiorità tutta compressa, modellata dalla paura del conflitto piuttosto che dall’imposizione esplicita; espressione sventurata di azioni e discorsi sempre voluti da altri. Gertrude è tutto questo anzitutto perché è la protagonista di un’infanzia negata: è una figlia «sopraffatta da terrori confusi», tenuta in ostaggio di un affetto «che non venne mai». Gertrude dunque rimane una mancata figura di rivolta. Ma il racconto della sua vicenda è una macchina narrativa – ed emotiva – di sconvolgente modernità.

Anna Maria Carpi Una sorella particolare: Agathe
La sorella Agathe dell’Uomo senza qualità non viene dal nulla. Nell’opera di Musil è anticipata da altre figure di donna assai singolari. Alla nascita della psicoanalisi hanno collaborato poche donne e perlopiù come malate, dice Musil nei Diari per bocca di sua moglie Martha: non sarebbe perciò strano che nella scienza freudiana le fantasie femminili fossero fantasie maschili sulla fantasia femminile, o perlomeno “colorate” dalle elaborazioni dell’uomo. Musil non è un adepto di Freud, ma tale è Agathe: una “donna contro”, contro la società del tempo o contro ogni realtà, ma come amplificazione del protagonista maschile del romanzo.







(10-04-2008)




[torna ai risultati]
 


Periodo dal

al

Argomento

Parola chiave:


torna ai risultati
 


Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 10-04-2008 alle :