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Chiude il portale Italia.it

Doveva essere la vetrina turistica del Bel Paese nel mondo ed è stato invece il più costoso e fallimentare progetto web mai realizzato dal Governo


Lo scorso lunedì 21 gennaio, l’ormai ex Ministro per i Beni culturali con delega al Turismo, Francesco Rutelli ha disposto, con uno dei suoi ultimi atti di governo, la chiusura del portale www.italia.it.
D’altra parte l’aveva ribadito anche recentemente, lo scorso 17 ottobre quando, intervenendo al Comitato nazionale per il turismo minacciò: “Quel sito o cambia oppure è meglio chiuderlo”.
E così è stato.
L’dea di realizzare il portale risale al marzo del 1994 e all'allora Ministro per l'Innovazione e la Tecnologia Lucio Stanca, che reperì anche 45 milioni di euro per realizzarla, gestirla e promuoverla negli anni.
Il progetto prese corpo solo 11 anni dopo, durante il governo di centro destra, con l’aggiudicazione della gara d’appalto per costruire il sito da parte dell’IBM Italia, di cui lo stesso senatore azzurro era stato in passato amministratore delegato.
Il totale degli stanziamenti venne ripartito in due voci di spesa preventivate: 20 milioni di euro per la gestione tecnica e redazionale del portale e 25 milioni di euro da assegnare alle Regioni per “riempirlo” di contenuti.
La chiusura del sito, determinata dal mancato rinnovo del contratto con l’IBM Italia alla sua prima scadenza naturale del 31 dicembre 2007, ha suscitato l’immediata richiesta al governo, da parte delle regioni, di 21 milioni di euro da queste già spesi per l’approvazione di progetti relativi ai contenuti da inserire nel portale.
Difficile però dire quanto sia costato sinora il progetto: il governo non ha mai fornito cifre ufficiali e l’unica informazione certa di cui disponiamo riporta che al cambio di legislatura dell’aprile 2006 era stato speso solamente un milione di euro.
Per il resto si brancola nel buio e sono solo voci quelle che indicano una spesa di 100mila euro per la sola realizzazione del logo e un totale sino ad oggi raggiunto di 7 milioni di euro.
A comunicare questo consuntivo è stato il capo dipartimento del ministero per l’innovazione tecnologica, Ciro Esposito, che proprio in virtù di questi numeri ha spiegato che “…ci sono dunque tutte le risorse per riprendere il lavoro”.
Se ciò avverrà è ancora presto per dirlo, anche alla luce di quanto è in atto sulla scena politica nazionale.
Ad aggravare ulteriormente il quadro e il bilancio statale contribuisce anche la spesa delle regioni italiane per la realizzazione, parallela a quella del portale italia.it, di un portale interregionale che, non solo non ha ancora visto la luce ma, nonostante uno stanziamento di 13 milioni di euro, sembra destinato a non vederla mai.
Gli ultimi “numeri della vergogna” relativi a questo progetto fallimentare riguardano gli accessi al portale: nel maggio 2007, dopo essere stato ampiamente promosso e pubblicizzato, anche dallo stesso Rutelli, in occasione della BIT 2007 (Borsa Internazionale del Turismo), risultava al 2539° posto nella classifica dei siti web nazionali più visitati e al 579039° in quella degli Stati Uniti.
Un sito invisibile, quindi, che chi ha potuto visitare (oggi non è più possibile in quanto si visualizza solamente un messaggio di errore) giudica esteticamente poco apprezzabile, con una impostazione vecchia che richiede troppi clic per arrivare alle pagine interne, vulnerabile agli attacchi dei pirati informatici e perfino con contenuti errati.
A muovere quest’ultima denuncia è stato anche, tra gli altri, il presidente nazionale dell’Unionturismo, Gian Franco Fisanotti, che ha rilevato errori grossolani nelle informazioni su Molise, Marche, Liguria e Abruzzo e ha sollecitato il governo ad intervenire.
E così l’indirizzo più logico ed immediato che chiunque, in qualsiasi parte del mondo, possa digitare per cercare informazioni sul nostro paese, il dominio nazionale per eccellenza, gira ora a vuoto.
Vana è stata anche la disponibilità della comunità web open source di rifare il portale che, ironia della sorte, risulta pure non rispettare la legge sull’accessibilità dei siti web voluta dallo stesso Lucio Stanca.
I due ex-ministri Rutelli e Stanca sono stati anche protagonisti di un confronto a distanza, che li ha visti attribuire reciprocamente l’uno all’altro la responsabilità del fallimento: per il primo si tratta di un progetto sbagliato voluto dal centrodestra; per il secondo, il governo di centrosinistra non è stato capace di portare avanti un’ottima idea.
Rutelli ha poi trasmesso, ”…per una esigenza di trasparenza” tutti gli atti generali che riguardano il portale alla procura generale della Corte dei Conti, l’organo al quale anche il Codacons, l’associazione dei consumatori, si è rivolto presentando un’esposto per capire come sia stato speso il denaro pubblico e verificare eventuali sprechi.
E così, anche stavolta, è finito tutto “all’italiana maniera”.



Victor Daiani

(29-01-2008)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 29-01-2008 alle :