“Fernanda Pivano e la Beat generation – Mostra di fotografie e memorie” è il titolo della rassegna fotografica, in mostra a Verona dallo scorso 1 dicembre sino al 2 febbraio 2008, che si tiene nella Sezione Moderna della Biblioteca Civica di Verona, situata nell’angolo tra la centralissima via Cappello (il cui civico 23 un tempo dimora di Giulietta Capuleti è ancora oggi meta di un pellegrinaggio continuo) e vicolo San Sebastiano.
La mostra è stata realizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Verona in collaborazione con la Biblioteca Riccardo e Fernanda Pivano - Fondazione Benetton studi e ricerche e il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri di Verona.
Sono 45 le fotografie esposte al pubblico, suddivise in due sezioni: nella prima 30 scatti in bianco e nero realizzati a partire dal 1948 da Ettore Sottsass – marito della Pivano – una parte dei quali in occasione del 25° anniversario dell’uscita di “On the road”.
La seconda sezione presenta invece 10 fotografie del poeta Lawrence Ferlinghetti, poi divenuto editore del movimento Beat, provenienti dall’Archivio Conz di Verona e 5 fotografie della Pivano realizzate tra il 2002 e il 2005 dal fotografo nonchè curatore della rassegna Walter Pescara.
Una sezione speciale è poi dedicata a libri autografati, documenti e carteggi che riguardano principalmente Hernest Hemingway, Jack Kerouac e Allen Ginsberg.
L’esposizione merita risalto perché, tra l’altro, permette ai più giovani di conoscere come si sia sviluppato quel movimento Beat di cui la loro generazione del “tutto e subito” si nutre.
Una generazione considerata “vorace quanto inconsapevole” da Pescara che denuncia, infatti, quanto spesso a scuola gli anni Cinquanta siano trattati al massimo per cenni.
Eppure, sostiene ancora Pescara, “quel clima di perbenismo e proibizionismo bigotto che allora si respirava è stato corroso in Occidente grazie a quei poeti, scrittori e musicisti: voci fuori dal coro, dissociate con coraggio dal sentire comune”; parole che riecheggiano quelle del poeta Gregory Corso: “il Beat è qualunque uomo che rompa il sentiero stabilito per seguire il sentiero destinato”.
E i volti di quei pacifisti-rivoluzionari ci sono tutti, ritratti spesso insieme a Fernanda Pivano: Kerouac, Ginsberg, Hemingway, Corso, Ferlinghetti, Rudolf Nureyev, Bob Dylan, William Burroughs, Neal Cassady, Gary Snyder, Julian Beck, Judith Malina.
Dei capostipiti Kerouac e Ginsberg la rassegna, esposta tra scaffali e computer della rinnovata veste artistica e high tech della Biblioteca, celebra due importanti anniversari.
Nel 2007 ricorrono infatti i 50 anni della Bibbia Beat: On the road, scritto nel 1951 su un rotolo di carta continua per telescrivente e pubblicato a New York nel 1957 dalla City Lights Books di Ferlinghetti mentre dieci anni fa scompariva invece l’autore i Howl, libro scandalo pubblicato nel 1956 dallo stesso editore, al quale costò un processo l’anno successivo.
Collante del gruppo una donna straordinaria: Fernanda Pivano, 90 anni lo scorso luglio, nota soprattutto come traduttrice di Hemingway, da cui tra l’altro prese spunto lo stesso Kerouac per dar vita al nuovo grande romanzo americano.
Ma tra le oltre 40 traduzioni d’oltreoceano, l’Italia deve alla Pivano l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, parafrasata in note da Fabrizio De Andrè, e i classici made in Usa: da Faulkner a Scott Fitzgerald, da Gertrude Stein a Wilder e Wright; tutti conosciuti personalmente per coglierne l’essenza.
Ad arricchire l’evento contribuisce, infine, anche una serie di appuntamenti collaterali, come la proiezione di un video sulla Beat Generation e uno spettacolo teatrale su Kerouac.
Victor Daiani
(04-01-2008)
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