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Ernesto Teodoro Moneta: il combattente della Pace

Alla Villa Nobel di Sanremo, dal 7 dicembre 2007 al 27 gennaio 2008, una mostra celebra un centenario, quello di combattente garibaldino, pubblicista e giornalista che usò il giornalismo come strumento per promuovere la pace


“Forse non è lontano il giorno in cui tutti i popoli, dimenticando gli antichi rancori, si riuniranno sotto la bandiera della fraternità universale e, cessando ogni disputa, coltiveranno tra loro relazioni assolutamente pacifiche (…) noi aspettiamo quel giorno”.
Ernesto Teodoro Moneta

Da venerdì 7 dicembre battenti aperti a Villa Nobel, per la mostra Ernesto Teodoro Moneta: il combattente della Pace, realizzata con il finanziamento ed il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali insieme al contributo della Regione Liguria, del Comune di Sanremo e della Provincia di Imperia.
L’esposizione celebra un centenario che rischiava di finire dimenticato. Nel 1907 Ernesto Teodoro Moneta, combattente garibaldino, pubblicista e giornalista che concepì e usò il giornalismo come strumento per promuovere la pace, riceveva il prestigioso attestato dal Comitato Nobel di Oslo: unico italiano ad aver ottenuto l’alto riconoscimento per l’opera compiuta in nome della Pace.

La mostra Ernesto Teodoro Moneta: il combattente della Pace, curata da Pietro Redaelli, offre un percorso per immagini che documenta le tappe dell’avventura personale di questo nostro unico Premio Nobel per la Pace: padre del pacifismo italiano, Moneta già oltre un secolo fa parlava e si batteva per idee quali l’istituzione dell’arbitrato internazionale, una forma giuridica sovranazionale che fosse vincolante per i governi che lo sottoscrivevano, per la necessità di una federazione europea come garanzia per la pace e l’abolizione degli eserciti permanenti, e si adoperava per la libertà e l’indipendenza dei popoli, animando tra l’altro la campagna contro la guerra d’Eritrea voluta da Crispi. Un messaggio quindi che non ha perso di importanza, e il ricordarlo è il compito che la Provincia di Imperia, grazie alla straordinaria vetrina della Villa di Alfred Nobel a Sanremo, si è data con questa mostra.

In esposizione ci saranno alcuni manoscritti originali di Moneta, pagine e lettere autografe, carte d’archivio, fotografie, disegni, caricature del tempo, pagine de ‘Il Secolo’, ‘L’Amico della Pace’, e de ‘La Vita Internazionale’, giornali su cui scrisse e di cui fu direttore, sulle cui pagine combattè le sue battaglie pacifiste, grazie anche alle collaborazioni di Lev Tolstoj ed Edmondo De Amicis, Vilfredo Pareto e Leonida Bissolati, Giulio Cesare Abba e Antonio Fogazzaro, Mario Rapisardi e Alfredo Panzini; e ancora un ritratto datato 1906 e la copia cartacea dell’attestato del Premio Nobel, attualmente in possesso del discendente Luciano Moneta. La mostra testimonia inoltre dei rapporti di stima e di affetto che Moneta aveva con personalità quali Garibaldi, Turati, Cavallotti, ma soprattutto il crescendo di impegno nella causa pacifista: l’attivismo nella Società per la Pace e la Giustizia Internazionale, l’inaugurazione nel 1889 del Primo Congresso Nazionale della Pace a Roma e la partecipazione alla prima Conferenza Diplomatica dell’Aja, fino al conferimento nel 1907 del Premio Nobel per la Pace, insieme al francese Louis Renault.

La mostra è accompagnata da un catalogo, con testi di Sara Moneta Caglio, discendente di Ernesto Teodoro Moneta e di Arturo Colombo, docente dell’Università di Pavia, realizzato con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali, che ha finanziato l’iniziativa, e con il contributo della Provincia di Imperia, della Regione Liguria e del Comune di Sanremo.


Eventi collaterali:

Diretta con la Stockholm Concert Hall di Svezia

Lunedì 10 dicembre, a partire dalle ore 16.30 (ingresso libero), Villa Nobel sarà collegata in diretta con la Stockholm Concert Hall di Stoccolma, dove si terrà la cerimonia di consegna dei Premi Nobel 2007.
La cerimonia si svolge ogni anno il 10 dicembre, anniversario della morte di Alfred Nobel (avvenuta a Sanremo nel 1896), giorno in cui il testamento divenne esecutivo. Alla presenza dei Reali di Svezia, interverranno rappresentanti della Fondazione Nobel, dell’Accademia delle Scienze, preposta alla scelta dei premiati di Fisica, Chimica ed Economia (premio istituito nel 1969 in memoria di Alfred Nobel e finanziato dalla Banca di Svezia), dell’Istituto Karolinska per la Medicina, dell’Accademia Svedese per la Letteratura.

Concerto dell’Orchestra Araba di Nazareth
All’interno delle celebrazioni organizzate dal Comitato Nazionale per il centenario del Premio Nobel per la Pace a Teodoro Moneta, domenica 16 dicembre ore 16.30, al Teatro dell’Opera del Casinò di Sanremo (ingresso libero) si terrà il concerto dell'Orchestra Araba di Nazareth. Nata nel 1996 ad Haifa, città emblema della tolleranza e della convivenza pacifica, l’Orchestra Araba di Nazareth rappresenta un esempio ideale di condivisione artistica e religiosa, è infatti il solo luogo dove israeliani e palestinesi suonano insieme.
Sette musicisti e due voci di straordinario talento rendono omaggio agli interpreti che hanno segnato la storia della musica araba, in particolare all’egiziana Oum Kolthoum, simbolo dell’universo musicale mediorientale. Consacrata dal prestigioso festival “Windows To The World” di Rotterdam, l’Orchestra ha effettuato da allora diverse tournée internazionali.
L’Orchestra Araba di Nazareth è composta da Nizar Radwan (violino e direzione), Yusuf Matar (violino), Adel Khoury (percussioni) e Galia Nackmani (violoncello); accanto a loro Issa Awad al kanun, Bilal Irshed all’oud e Hajjar Alfred al naj, tutti strumenti molto raramente eseguiti in Italia. Le voci sono di Hiba Battish, astro nascente della musica arabo-palestinese, e dell’israeliano Alla Shurush. Presentano, in veste solista o in duetto, ma sempre accompagnati dall’orchestra, vari brani della tradizione sia islamica che cattolica.

Il Premio Nobel per la Pace
Il 27 novembre 1895 Nobel redasse il testamento definitivo con il quale destinava quasi tutte le sue proprietà alla creazione di una fondazione, i cui interessi avrebbero dovuto andare ogni anno in premio a chi, nel corso dell'anno precedente, avesse reso all'umanità il miglior servizio nei campi della Fisica, Chimica, Fisiologia (o Medicina), Letteratura e Pace. Il premio per l’Economia è più recente e risale al 1969. Tutti vengono conferiti da istituzioni svedesi, mentre il Nobel per la Pace viene assegnato dal Parlamento norvegese; la Norvegia venne annessa alla Svezia nel 1814, e proprio nel 1895 il governo svedese scavalcò il Parlamento norvegese su molte questioni innescando una corsa agli armamenti tra le due nazioni scandinave. A fronte di tutto ciò Alfred Nobel, svedese di nascita, affidò al Parlamento norvegese il compito di amministrare il suo Premio per la Pace. Dieci anni dopo, l'unione svedese-norvegese si sciolse, trovando una soluzione senza conflitti nè spargimento di sangue, ma ormai Nobel non era più in vita a godersi quel piccolo successo diplomatico di cui era stato parziale fautore.
Assegnato per la prima volta nel 1901, come gli altri premi previsti da Nobel, al fondatore della Croce Rossa Jean Henri Dunant, e al pacifista francese Frédéric Passy, finora non è stato assegnato 19 volte: durante la Prima Guerra Mondiale (1914, 1915, 1916 e neanche nel 1918, mentre nel 1917 venne assegnato alla Croce Rossa Internazionale), negli anni difficili tra le due guerre mondiali (1923, 1924, 1928 e 1932), durante la Seconda Guerra Mondiale (1939, 1940, 1941, 1942 e 1943, mentre nel 1944 venne assegnato alla Croce Rossa Internazionale come durante il primo conflitto mondiale), negli anni della guerra fredda (1948, 1955, 1956) e della Guerra del Vietnam (1966, 1967, 1972).

Villa Nobel
Storica dimora in cui Alfred Nobel trascorse gli ultimi anni della vita - e che qui morì, il 10 dicembre 1896, e concepì il proprio testamento - Villa Nobel, dopo un periodo di restauro, è stata riportata allo splendore originario ed è diventata museo oltre che suggestiva cornice di conferenze, convegni e mostre che hanno ottenuto un notevole riscontro di pubblico proveniente da tutto il mondo. Negli ultimi anni non sono mancati celebri scrittori e scienziati, e i Premi Nobel Renato Dulbecco, Carlo Rubbia, Klaus von Klitzing. Con il progetto I Nobel a Villa Nobel sono già state organizzate mostre dedicate a Pirandello, a Montale e Thomas Mann, a Giosuè Carducci e Grazia Deledda. Ospiti di Villa Nobel sono stati i Premi Nobel per la Pace Shirin Ebadi (avvocato iraniana ed attiva sostenitrice dei movimenti dei diritti delle donne e dei bambini, vincitrice del Nobel nel 2003) e David Trimble (già leader del principale partito protestante della provincia nordirlandese nonché Primo Ministro della stessa Irlanda del Nord, vincitore del Nobel - insieme a John Hume - nel 1998), che nel giugno scorso hanno aperto le celebrazioni per il centenario del Nobel a Ernesto Teodoro Moneta, con una tavola rotonda dedicata al dialogo interreligioso. Sempre a giugno, il ciclo di incontri letterari nel parco della Villa è stato inaugurato da Derek Walcott, poeta antillano, Nobel per la Letteratura del 1992.


Chi era Ernesto Teodoro Moneta
Ernesto Teodoro Moneta (Milano,1833 – 1918) può essere annoverato tra i più tenaci promotori, italiani ed europei, del pensiero e dell’azione progressista e pacifista della seconda metà dell’Ottocento e dei primi decenni del XIX secolo. Discendente da un’antica e nobile famiglia lombarda, che tra i propri antenati annoverava anche un crociato in Terrasanta, crebbe in un clima di ardente spirito patriottico. Studò al Liceo Brera a Milano.
Giovanissimo, fu testimone dell’insurrezione milanese (le famose Cinque Giornate) del 1848 contro le truppe del maresciallo austriaco Radetzky, alla quale presero parte suo padre e i suoi fratelli. La vista di cadaveri e feriti rantolanti nell’agonia lo turbò non poco e fu destinata a lasciare un segno profondo ed indelebile in lui. Successivamente, si trasferì a Torino per continuare a battersi indossando la divisa piemontese ma non fu arruolato perché troppo giovane. Studiò allora presso la Scuola Militare di Ivrea e nella II guerra d’indipendenza fu volontario con Garibaldi, prima tra i Cacciatori delle Alpi, poi nel 1860 nella Divisione Medici a Milazzo e nella battaglia del Volturno, al termine della quale ottenne i gradi di ufficiale. Passò quindi nell’appena costituito esercito italiano col grado di sottotenente e vi rimase fino all’infausto esito della III guerra d’indipendenza. L’amara sconfitta di Custoza contro gli Austriaci nel 1866, la lotta al brigantaggio, l’orrore della violenza e del tanto sangue versato cui assistette lo convinsero dell’inutilità della guerra come mezzo per risolvere i conflitti ed egli decise di abbandonare la carriera militare per dedicarsi all’attività giornalistica.
Scrisse su «Il Secolo», quotidiano radicale e progressista milanese fondato nel 1866 da Edoardo Sonzogno. Ne divenne direttore nel 1869: carica che ricoprì fino al 1896 con eccellenti risultati dal punto di vista editoriale. Il quotidiano sotto la guida di Moneta aumentò il numero dei propri lettori da 30 a oltre 100mila, proponendo argomenti e punti di vista innovativi e a volte polemici. Moneta vi sostenne l’idea di abolire la leva obbligatoria per sostituirla con periodiche esercitazioni militari da tenersi nei comuni di residenza sotto la guida di esperti istruttori. E non mancò di osservare che alcuni abusi del clero rappresentavano un impedimento all’unificazione italiana e al progresso sociale.
Verso la fine degli anni Ottanta le sue riflessioni si concentrarono in maniera sempre più serrata intorno ai temi della pace. Nel 1887 fu tra i promotori della ‘Unione Lombarda per la Pace e l’Arbitrato Internazionale’ che per merito dello stesso Moneta, di Angelo Mazzoleni e Francesco Vigano superò ben presto la dimensione regionale e si trasformò in ‘Società Internazionale per la Pace’ e più tardi, dopo la morte dello stesso Moneta, nella ‘Società per la Pace e la Giustizia Internazionale’. Tra le sue finalità: “Diffondere idee ed educare sentimenti umanitari per la cessazione delle guerre, favorire l’affratellamento dei popoli; propugnare le soluzioni arbitramentali nelle vertenze internazionali; promuovere la trasformazione graduale degli eserciti permanenti, sostituendo ad essi le nazioni armate”. Nel 1888 Moneta pubblicò su «Il Secolo» una lettera aperta intitolata “Avremo guerra a primavera?”. Evidenti i riferimenti alla politica aggressiva inaugurata dal Capo del Governo Francesco Crispi verso la Francia come conseguenza di un’aspra guerra commerciale che aggravava le condizioni dell’economia italiana già in recessione. La situazione rischiava di avvicinarsi pericolosamente al punto di rottura e non pochi ebbero ad osservare che fu proprio merito del tempestivo intervento giornalistico se il conflitto militare con la Francia fu evitato. Moneta contrastò infatti con dure campagne di stampa le tendenze antifrancesi che verso la fine del secolo diciannovesimo percorrevano larghi settori dell’opinione pubblica italiana. Severi ed inequivocabili alcuni suoi giudizi in proposito: “Nella gallofobia predominano sentimenti ignobili e vili”. Importante il lavoro svolto anche per evitare il conflitto sempre incombente in quegli anni tra Italia e Francia. Incoraggiando una sorta di diplomazia parallela ispirata alla pace, Moneta si adoperò concretamente per conciliare i rapporti tra i due paesi. Sempre nel 1888 promosse un convegno a Milano nel quale invitò deputati dei due Parlamenti riuscendo nella difficile impresa di rimuovere molte delle incomprensioni esistenti. Un impegno che continuò anche negli anni successivi e che portò nel 1903 ad un accordo franco-italiano contraddistinto da aperte dichiarazioni di riconoscenza nei riguardi di Moneta da parte dei rappresentanti dei due Stati. Con pari tenacia e lungimiranza Moneta operò per risolvere il contenzioso dei territori italiani ancora in mano all’Austria, anche se da uomo del Risorgimento qual era non poteva evitare di riconoscere che nell’“irredentismo vibra la corda di un forte sentimento patriottico”. Nel 1889, in occasione del Congresso Nazionale della pace organizzato a Roma, fu in prima fila come relatore di apertura, e tenne un discorso sul tema “Del disarmo e dei modi pratici per conseguirlo per opera dei Governi e dei Parlamenti”. Nel 1894, al Congresso per la pace di Anversa, propose - e fu accettata - la determinazione di fare un “Appel aux nations” (Appello alle Nazioni), e fu questo un esempio seguito da tutti i congressi per la pace. La sua fama di progressista e di pacifista aveva valicato i confini nazionali ed era diventata europea.
Ma la sua opera non si limitava alla pur vasta iniziativa di diffusione delle idee e di educazione dei sentimenti di pace. Egli agiva concretamente in favore dei popoli oppressi e per fermare i conflitti. Testimonianza di ciò si ebbe, tra l’altro, nella manifestazione organizzata nel 1903 a Milano – accanto a quelle di Parigi e di Londra – in difesa dei popoli armeno e macedone contro la politica ottomana di oppressione e genocidio. La manifestazione milanese fu infatti promossa da un Comitato presieduto dal nostro, al quale aderì un ampio arco di personalità e associazioni tra cui Filippo Turati e Martora, il direttore del «Corriere» Alberini, la scrittrice Ada Negri, don Vercesi, 20 società operaie e Camere del Lavoro. Nel 1906 programmò e costruì un Padiglione per la Pace alla Fiera di Milano, durante la quale diresse, in qualità di Presidente, il XV° Congresso Internazionale sulla Pace.
Nel 1890 lanciò l’almanacco a contenuto popolare «L’Amico della Pace» che ebbe grande successo, mentre nel 1898 fondò la rivista «La Vita Internazionale», organo della ‘Società Internazionale per la Pace’, cui collaborarono, con scritti originali, Lev Tolstoj ed Edmondo De Amicis, Vilfredo Pareto e Leonida Bissolati, Giulio Cesare Abba e Antonio Fogazzaro, Mario Rapisardi, Alfredo Panzini ed altre prestigiose firme della cultura socialista e positivista italiana.
Moneta non rinunciava però ad esprimere una propria particolare visione delle questioni della guerra e della pace. Rifiutava i connotati decisamente antimilitaristi e classisti, presenti invece in parti del movimento socialista, come nel settimanale «L’Asino» di Podrecca, e al tempo stesso non si faceva sostenitore di un pacifismo assoluto rifiutante ogni violenza (ebbe a dire più tardi: “Il mio pacifismo non somigliava in nulla a quello di Tolstoj”). Forse, in ciò era influenzato dal suo passato garibaldino e dal tentativo sempre vivo in lui di difendere, accanto alla pace, i valori della libertà e dell’indipendenza. Ovviamente non potè evitare contraddizioni, che del resto non risparmiarono neppure i suoi interlocutori e i suoi avversari, poichè derivavano da quelle oggettive proprie della sua epoca. Ma ciò non sminuisce l’impegno, l’intento, lo scopo e la concezione medesima di un precursore quale egli fu. Concezione che, probabilmente, è racchiusa in modo chiaro e significativo in una lettera che gli giunse da Gaetano Negri, dove si legge: “affermano alcuni che l’ideale della pace perenne è il sogno di coloro che percorrono gli eventi con l’agile speme, e si mettono fuori dell’ambiente morale in cui vive la nostra società presente. Ma essi si ingannano”. E ancora: “quando l’ideale della solidarietà umana, che oggi ancora non agisce che come un freno il quale impedisce lo scoppio delle passioni, si sarà determinato e realizzato al punto di essere una forza attiva, si sarà trasformato in una convinzione profonda e generale, allora le nazioni, deposto il pauroso sospetto, potranno deporre, insieme, le armi, e si aprirà al genere umano un’era novella...”.
Suo capolavoro resta l’imponente opera Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo XIX, uscita in quattro volumi nel 1904, 1905, 1906 e 1910, un compendio sulle relazioni internazionali dei tempi recenti.
Nel 1907 fu insignito del Premio Nobel per la Pace assieme al francese Louis Renault, docente di diritto internazionale. La motivazione citava “il suo impegno e la fondazione dell’Unione Lombarda per la pace e l’arbitrato”. Era il coronamento di decenni di intensa attività “per la pace e la fraternità delle genti”, come appunto recitava, in versione latina, la scritta incisa sulla medaglia del prestigioso Premio Nobel. A Milano un monumento lo ricorda nei giardini di via Palestro, in zona Porta Venezia. Così recita la targa in sua memoria: “Ernesto Teodoro Moneta Garibaldino Pensatore Pubblicista Apostolo della pace Fra libere genti”. Significative restano alcune parole che ancora oggi colpiscono per l’afflato utopico con cui Moneta amava annunciare l’avvento di tempi nuovi e di pacifica convivenza: “Forse non è lontano il giorno in cui tutti i popoli, disdetti gli antichi rancori, si raccoglieranno sotto il vessillo della universale fratellanza, e cessate tutte le dispute, si daranno a coltivare fra loro relazioni del tutto pacifiche, di cui il commercio e l’industria stringeranno il saldo legame. Noi affrettiamo quel giorno”.


Ernesto Teodoro Moneta: il combattente della Pace
Sanremo, Villa Nobel

Corso Felice Cavallotti 116
7 dicembre 2007 – 27 gennaio 2008

orari di apertura:
dal martedì al venerdì: 10.30 - 12.30; 15.00 - 18.00
sabato e domenica: 15.00 - 18.00
chiusa il 25 dicembre e il 1 gennaio
ingresso gratuito

Per informazioni:
tel. 0184/507380
e-mail: villa.nobel@provincia.imperia.it

(19-12-2007)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 19-12-2007 alle :