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cultura

L’alibi dell’oggetto

“Morandi e gli sviluppi della natura morta in Italia” è la mostra curata da Marilena Pasquali in allestimento a Lucca, presso la Fondazione Ragghianti, fino al 20 gennaio 2008


La Fondazione Ragghianti ha inaugurato una mostra dedicata alla raffigurazione della natura morta in Italia nel secondo Novecento dal titolo L’alibi dell’oggetto. Morandi e gli sviluppi della natura morta in Italia, curata da Marilena Pasquali e realizzata con la collaborazione del Centro Studi Giorgio Morandi di Bologna.



L’esposizione indaga attraverso 120 opere dei maggiori artisti italiani, dagli anni Cinquanta ad oggi, “la via italiana alla natura morta; prosegue una riflessione storico-critica che la curatrice ha intrapreso da tempo sul rapporto tra la realtà e la sua rappresentazione nell’opera d’arte, sul tema appunto della cosidetta ‘natura morta’ intendendo con ciò non tanto un genere pittorico che a volte, in altri tempi e in altri luoghi, si è trasformato in puro oggetto di arredamento, ma piuttosto un modo privilegiato per approfondire lo studio dell’interrelazione tra le forme e quindi l’equilibrio e la misura della composizione.

La natura morta ha infatti vissuto nel XX secolo una nuova stagione di interesse e di sviluppo ed è per questo che oggi se ne torna a parlare, trovandovi giustificazione artistica – prima ancora che estetica, - in un clima culturale diversissimo, anche solo da quello di cinquant’anni fa. Anche i giovanissimi, quelli che si avvalgono di strumenti e tecniche pittoriche legate alla più assoluta contemporaneità, non sfuggono al fascino dell’oggetto ed accettano la sua sfida semantica ed espressiva.



Parlando di ‘natura morta’ non si può prescindere dall’opera di Giorgio Morandi, punto fermo da cui parte questa indagine, per approdare poi ad esiti anche molto diversificati e persino inattesi. Il cuore della mostra è costituito da 33 opere dell’artista bolognese, tutte scelte fra quelle degli anni Cinquanta e Sessanta per aprire la strada alle ricerche più recenti, da Filippo de Pisis ad Alberto Burri, Afro, Fausto Melotti, da Lucio Fontana a Jannis Kounellis, da Renato Guttuso a Mimmo Rotella, da Piero Manzoni, a Michelangelo Pistoletto e Claudio Parmiggiani, per arrivare a Piero Pizzi Cannella, Luca Pignatelli, Luca Caccioni fino alle generazioni più giovani.



Il percorso sarà articolato in ‘stanze’, disegnando una mappa della natura morta italiana contemporanea che accosta un’artista all’altro secondo un andamento sincronico e musicale:



Stanza 1: L’emozione e l’incanto: Filippo de Pisis, Mario Mafai, Carlo Mattioli, Alberto Gianquinto, Jean-Michel Folon, Piero Guccione



Stanza 2: Alle soglie dell’astrazione: Alberto Burri, Afro, Sergio Romiti, Fausto Melotti, Francesco Lo Savio, Renata Boero



Stanza 3: Il senso del sacro: Lucio Fontana, Pinot Gallizio, Domenico Gnoli, Nanni Valentini, Claudio Costa, Aldo Mondino, Giuseppe Maraniello, Girolamo Ciulla



Stanza 4: La provocazione: Renato Guttuso, Mimmo Rotella, Mattia Moreni, Luciano Ventrone



Stanza 5: Lo specchio dell’esistenza: Gianfranco Ferroni, Claudio Bonichi, Giorgio Tonelli, Bernardino Luino, Sandro Luporini, Dino Boschi, Doriano Scazzosi



Stanza 6: Lo spaesamento dell’oggetto: Piero Manzoni, Jannis Kounellis, Pino Pascali, Vasco Bendini, Lucio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Rotella, Daniel Spoerri, Alik Cavaliere, Alighiero Boetti, Claudio Parmiggiani, Piero Gilardi, Luigi Mainolfi



Stanza 7: Il deposito della memoria: Roberto Barni, Omar Galliani, Arcangelo, Piero Pizzi Cannella, Luca Pignatelli, Gregorio Botta, Luca Caccioni, Lucia Pescador, Maurizio Savini, Bertozzi&Casoni, Benedetta Bonichi, Paolo Delle Monache, Mirko Baricchi, Alberto Zamboni, Tano Pisano, Luca Matti, Silvia Cardini, Armando Dozza, Eron.



Le riflessioni sulla mostra di Marilena Pasquali, Presidente del Centro Studi Giorgio Morandi

Da riflessioni ed esperienze precedenti – la più recente, a Francavilla al mare l’estate scorsa – è nata questa mostra, volta prima ad indagare e poi a ribadire la continuità, la vivacità e persino la necessità di un’arte che riconosce nell’oggetto l’occasione, il pretesto, l’alibi per mettersi alla prova, per dire se stessa e per riflettere il mondo.

L’oggetto assume così il significato della parte per il tutto, del modello di riferimento, dell’emblema di una realtà in cui la forma o la sua negazione, l’esaltazione o il rifiuto del quotidiano, il ripiegamento su se stessi o l’apertura all’altro da sé, tutto si esprime nella rappresentazione dell’oggetto, vanitas di un tempo umano che non è possibile arrestare e che può trasformarsi in durata solamente nella sospensione dell’immagine.

Morandi è un punto di riferimento irrinunciabile (e non solo in Italia) nel percorso di ‘riscoperta’ dell’oggetto che attraversa tutto il ventesimo secolo e che giunge al presente, ai giovani di oggi che, con linguaggi e tecniche diverse, trovano nell’oggetto un ‘modello’ comunque inedito e ricco di implicazioni espressive non ancora esplorate.

Come ha scritto Carlo Ragghianti, Morandi ha fatto dei suoi «oggetti penetranti», dei suoi «oggetti ‘in costruzione’ nello spazio» una «struttura di visione», un’«architettura della visione», la base stessa della sua poetica e della sua poesia. E, con Ragghianti, tutti gli interpreti più attenti riconoscono a Morandi questa facoltà di trasfigurazione di un elementare frammento di realtà in forma pura, in bellezza assoluta, da Cesare Brandi – che intuisce l’«oscuro valore totemico» di questi oggetti-forma – a Giulio Carlo Argan, per il quale «Morandi costruisce a partire dall’oggetto come Mondrian dal soggetto».

E Morandi non è il solo a subire il fascino delle cose d’ogni giorno (come scrive Cesare Pavese, «sappiamo che il più sicuro – e il più rapido – modo di stupirci è di fissare imperterriti sempre lo stesso oggetto. Un bel momento questo oggetto ci sembrerà – miracoloso – di non averlo visto mai»). Insieme a lui, dopo di lui, molti e importanti sono gli artisti che sanno dare una propria, originale ed irripetibile interpretazione di quella che un tempo si era soliti chiamare ‘natura morta’ e che negli ultimi cinquanta-sessant’anni si è rivelata arte più viva che mai.

Qui se ne propone una possibilità di lettura secondo sette declinazioni, sette percorsi che non intendono certo esaurire le potenzialità espressive dell’incontro fra artista e oggetto, quanto piuttosto invitare ad individuarne altre, a mettersi ancora una volta in gioco per rispecchiarsi senza timori nei frammenti di realtà che ci circondano.

Grazie alla Fondazione Ragghianti l’indagine prosegue e si approfondisce. Grazie agli amici di Lucca, con i quali presto ci troveremo ancora a lavorare ad un comune, affascinante progetto sul rapporto Ragghianti-Morandi, è oggi possibile affrontare il tema con libertà di pensiero ed ampiezza di sguardi.







In occasione della mostra, la Fondazione Ragghianti pubblicherà un catalogo ricco di approfondimenti sul tema, con immagini delle opere esposte. Testo di Marilena PasqualI, introduzione di Vittorio Fagone.

La mostra rimarrà aperta fino al 20 gennaio 2008.

L’ingresso gratuito è offerto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.





Fondazione Ragghianti

Complesso monumentale di San Micheletto

Via San Micheletto 3

55100 Lucca

Tel. +39 0583/467205 - fax +39 0583/490325

www.fondazioneragghianti.it

info@fondazioneragghianti.it

Orari: 10,00-13,00; 15,00-19,00 chiusa il lunedì




(21-12-2007)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 21-12-2007 alle :