inUmbria on line nelCentro on line inItalia on line in Europa on line nel Mondo on line nellUniverso on line
 
 
  | Home | Top News | About Italy | Umor |
 

cultura

PARMIGGIANI, Apocalypsis cum figuris

A Pistoia, il Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee ospita dal 27 ottobre 2007 al 23 marzo 2008 una grande mostra dedicata ad uno dei protagonisti dell’avanguardia artistica internazionale


Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee riapre ad ottobre 2007 con una grande mostra dedicata all’opera di Claudio Parmiggiani, uno dei protagonisti dell’avanguardia artistica internazionale. La mostra, curata dallo storico dell’arte Jean Clair, offre al grande pubblico l’occasione di leggere, attraverso un intenso percorso poetico e spirituale, opere di forte impatto visivo ed emozionale.

Palazzo Fabroni, antico edificio del Settecento situato nel cuore di Pistoia, ha svolto dal 1990 al 2004 un importante ruolo nella programmazione di mostre sull’opera di alcuni dei protagonisti sia dell’arte italiana che internazionale come Roberto Barni, Enrico Castellani, Giuseppe Chiari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Uncini. Dopo alcuni anni di chiusura, dal 2004 al 2007, durante i quali sono stati realizzati importanti lavori di restauro e ristrutturazione, Palazzo Fabroni riapre ora al pubblico per accogliere la mostra di Claudio Parmiggiani.

Questa mostra costituisce, in un ricco percorso di esperienze internazionali, uno dei più alti e rigorosi raggiungimenti di Claudio Parmiggiani. Molte e significative sono state le intuizioni che, fin dalla metà degli anni Sessanta, hanno connotato in modo precoce, del tutto originale e innovativo la sua ricerca; così come ostinata è stata nel tempo la sua determinazione nel perseguire un’indipendenza all’interno del contesto artistico italiano, in un percorso solitario e volutamente fuori da qualsiasi gruppo ed etichetta, che non ha significato estraneità e non ha impedito incontri decisivi con altri protagonisti della contemporaneità. Con questi ha condiviso quel cammino che, dall’azzeramento della pittura di rappresentazione, ha portato per vie diverse ad una nuova grammatica dell’arte. Il suo è un linguaggio che scaturisce da associazioni di immagini, in grado di provocare veri e propri cortocircuiti mentali. Nel corso degli anni, accanto ad opere di straordinaria forza evocativa, che sono state oggetto di letture ed esercizi critici da parte di ragguardevoli interpreti di diversa estrazione, filosofica, storico artistica, letteraria, si sono alternati lavori di concezione e dimensione ambientale, di assoluta radicalità. Così le Delocazioni (dal 1970), realizzazioni di opere ottenute attraverso l’uso del fuoco e del fumo, restano le sue più potenti immagini dell’assenza; oppure Terra (1988-89), una grande sfera in terracotta con impresse sulla superficie le mani dell’artista che, restituita alla terra e seppellita nel chiostro del Museo di Belle Arti di Lione, costituisce un gesto tragico e disperato; o anche Il faro d’Islanda (2000), l’alta, solitaria e luminosa torre d’acciaio, metaforico autoritratto dell’artista, innalzata nella desolata e deserta terra d’Islanda, luce di speranza dalla sua immensa distanza geografica.
Parmiggiani ha realizzato in numerose occasioni opere in spazi pubblici, musei, gallerie, edifici religiosi. Come grandi organismi vitali, dotati di corpo, sangue, respiro e sentimento, le sue opere non occupano mai questi spazi monumentali in modo generico, omologandosi o sottomettendosi alle decorazioni o alle caratteristiche dell’architettura. Lo spazio anzi è chiamato ad interagire e le opere trovano la loro collocazione come in un’area di risonanza mentale. «Ogni volta – come scrive in catalogo Chiara d’Afflitto – una sfida diversa raccolta con coerenza di intenti e i cui esiti si impongono per la loro eccezionalità. Una profondità di pensiero che non si esaurisce e che, sorretta da una chiara consapevolezza sul significato del fare arte oggi, si pone in continuità e in rapporto vivo con la grande tradizione della pittura italiana e europea».

Nelle dodici sale di Palazzo Fabroni, Parmiggiani mostra dodici nuove opere, concepite appositamente e realizzate attraverso un uso straordinariamente libero dei materiali, che in virtù dei loro sotterranei legami, così come della loro specifica relazione spaziale, concorrono potentemente, in un autentico viaggio interiore, alla percezione di un’unica grande opera, di un unico oggetto mentale. Il percorso si articola in un susseguirsi di spazi e l’artista, di ciascuno, coglie le diversità per creare nuove e vitali connessioni col suo lavoro.
Le opere in mostra sono visibili solo in condizioni di luce naturale essendo l’illuminazione artificiale volutamente abolita. Intendendo, l’artista, con questo mettere in risalto nello spazio quel sentimento e quell’emozione che solo il lento passaggio della luce e dell’ombra sulle cose può generare nello sguardo.

Una monografia, che accompagna la mostra, è pubblicata da Umberto Allemandi Editore e contiene, oltre ad un saggio introduttivo di Jean Clair, un testo di Chiara D’Afflitto e uno scritto di Claudio Parmiggiani, una dettagliata biobibliografia ed un ampio apparato iconografico.
Organizzata dal Comune di Pistoia in collaborazione con Pistoia Promuove, con il patrocinio e il contributo della Camera di Commercio di Pistoia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, la mostra resterà aperta fino al 23marzo 2008 e sarà affiancata per tutta la sua durata da attività educative e iniziative culturali.

Chi è Claudio Parmiggiani
Uno dei protagonisti dell’avanguardia artistica internazionale, Claudio Parmiggiani (Luzzara, 1943), si forma presso l’Istituto di Belle Arti di Modena (1958 -1960). È in quegli anni che inizia a frequentare lo studio di Giorgio Morandi, maestro che lo influenzerà più in senso etico che stilistico, trasmettendogli – come accadrà in seguito con il poeta Emilio Villa – il proprio modo di concepire l’arte nel suo rapporto con la vita.

La prima mostra di Parmiggiani è del 1965, alla Libreria Feltrinelli di Bologna con oggetti associati in metafore visive. Sono gli anni in cui a Bologna si coagula il Gruppo 63, a cui appartengono i poeti riuniti attorno al filosofo Luciano Anceschi e alla rivista “Il Verri”. A questi Parmiggiani sarà molto vicino, contribuendo a realizzare quel clima, proprio del periodo, di intensa collaborazione tra arti visive e poesia.
Molte sono state le intuizioni che, fin dalla metà degli anni ’60, hanno connotato in modo del tutto originale e innovativo la sua ricerca. Uno spirito radicalmente iconoclasta sottende tutto il suo lavoro. Del 1970 sono le Delocazioni, opere e ambienti di ombre e impronte realizzate attraverso l’uso della polvere, del fuoco e del fumo, riflessioni sul tema dell’assenza sviluppate ancora successivamente (Centre George Pompidou, Parigi 1997) fino ad assumere il carattere di linea portante del suo lavoro. Anche in questo precursore, Parmiggiani realizza, nella prima metà degli anni ’60 una serie di opere attraverso l’uso di calchi in gesso di opere antiche. Calchi dipinti o meglio “pitture scolpite”, come l’artista stesso le definisce.

Tra le opere di maggior rilievo degli anni ’80 sono le Iconostasi di statue e tele velate (presentate per la prima volta nel 1989 alla Galleria Stein di Milano) e Terra (1988), una sfera di terra con impresse le impronte delle mani dell’artista, sepolta dentro la terra nel chiostro del Museo di Belle Arti di Lione: espressione della natura spirituale dell’opera d’arte, tale anche quando invisibile, luogo di dialogo con la sua essenza.

Parmiggiani è sempre stato volutamente fuori dai gruppi, anche quando nessun artista quasi poteva esistere senza farne parte. Al suo comportamento radicale e alla sua natura di artista assolutamente non presenzialista, si aggiunge una produzione di opere limitatissima, che le rende quasi introvabili. La sua opera è venuta acquistando nel tempo un’importanza sempre maggiore e il riconoscimento internazionale che ne è seguito mostra, come ha messo in evidenza lo storico dell’arte francese Roland Recht «quanto l’arte concettuale italiana debba a questo creatore precoce».
Nell’anno 2000 realizza Il faro d’Islanda, opera permanente, alta solitaria e luminosa torre d’acciaio, nel territorio più desertico dell’Islanda, innalzata in mezzo ai ghiacci, quasi metaforico autoritratto dell’artista.

Consacrato al Centre Georges Pompidou di Parigi (1997), Jean Clair lo invita, unico tra gli artisti italiani, alla grande mostra Mélancolie: Génie et folie en Occident al Grand Palais di Parigi (2005).

Nel 2006 le sue opere figurano nell’importante mostra della Collezione Pinault a Palazzo Grassi a Venezia. Nello stesso anno, nel Teatro Farnese di Parma, l’artista crea Teatro dell’arte e della guerra, gigantesco e impressionante labirinto di cristalli infranti, immagine di grandiosa bellezza e tragedia «dove – come ha scritto Bruno Corà – la distruzione della forma, la dissoluzione dell’immagine, unitamente all’irruzione della sonorità, hanno, dal punto di vista percettivo e di coinvolgimento, un potenziale altissimo».
Una delle sue più recenti opere è la grande realizzazione Ex-voto al Museo del Louvre.

Invitato più volte alla Biennale di Venezia (1972, 1982, 1984, 1986, 1995), ha presentato le sue opere presso numerose altre prestigiose istituzioni internazionali pubbliche e private.
Scrive l’artista: «Non è riconoscibile un tempo determinato in quello che faccio […]. Un’opera e un’arte possono trovare asilo solo in un paese senza tempo, in una terra senza orizzonte, in un tempo senza tempo […]. È naturale che il destino di un’opera sia di essere pubblica ma, anche se potrà sembrare un controsenso, penso che è nella segretezza e nel mistero la sola condizione indispensabile perché vi sopravviva un minimo di verità. Mistero, questo è appunto la parola».
Claudio Parmiggiani vive e lavora a Bologna.

Arti Visive Contemporanee
Via Sant'Andrea 18, 51100 Pistoia
Tel. 0573 371817 - Fax 0573 371838
e.mail: fabroni.artivisive@comune.pistoia.it
www.comune.pistoia.it/museibiblioteche.htm
www.parmiggianiapistoia.it

Orari e ingresso:
martedì- sabato 10.00-16.00; domenica e festivi, 12.00-16.00; chiuso lunedì
ingresso: 6 euro intero, 3 euro ridotto

(09-11-2007)




[torna ai risultati]
 


Periodo dal

al

Argomento

Parola chiave:


torna ai risultati
 


Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 09-11-2007 alle :