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ambiente

Il clima torrido attizza il fuoco, ma la ‘malattia-incendi’ è ormai cronica in Italia

Attività di sorveglianza insufficiente (la maggior parte degli incendi sono dolosI), mancata manutenzione delle aree boschive, assenza di un reale coordinamento degli enti preposti alla prevenzione e al controllo: ecco denunci e proposte del WWF


Il caldo torrido, una siccità prolungata che seguono anche il recente inverno che è risultato il più caldo degli ultimi due secoli nel nostro paese, rende i terreni boscosi sempre più aridi: si tratta di ulteriori elementi che hanno un chiaro collegamento al più grande problema dei cambiamenti climatici. Ma questi ultimi e il conseguente aumento delle temperature non sono altro che ‘facilitatori’ di incendi boschivi nel periodo estivo, una malattia divenuta cronica nel nostro paese gli incendi in questo periodo critico dell’anno.

Alla radice ci sono le cause di sempre, spiegano dal WWF,: attività di sorveglianza insufficiente (la maggior parte degli incendi sono di natura dolosa), mancata manutenzione delle aree boschive, assenza di un reale coordinamento degli enti preposti alla prevenzione e al controllo.
In Italia i boschi ricoprono oltre 8.759,200 ettari del territorio, pari a circa il 29,1% dell'intera superficie nazionale. Negli ultimi 20 anni gli incendi boschivi hanno distrutto oltre 1.100.000 ettari di superficie boscata: un'estensione superiore a quella dell'Abruzzo!

“Non esistono alibi per giustificare i danni incalcolabili che ogni anno provocano gli incendi – commenta Gianfranco Bologna, Direttore scientifico del WWF Italia - Si tratta di fenomeni chiaramente dovuti all’intervento umano che aggravano lo stato di vulnerabilità in cui versano numerosi sistemi forestali già in difficili condizioni per la situazione climatica generale e lo stress idrico conseguente. I “servizi” che sono offerti dagli ecosistemi forestali al benessere umano sono immensi e, purtroppo, sono privi di valore nei sistemi di contabilità nazionale. Gli ambienti forestali sono fondamentali per il mantenimento del ciclo idrico, per la loro capacità di trattenere l’acqua, per il contenimento dell’erosione del suolo, per la biodiversità in essi presente, per l’insostituibile servizio offerto a tutta la vita sulla Terra grazie ai processi di fotosintesi che trasformano l’energia solare in materia organica, per il loro ruolo nei grandi cicli biogeochimici, come quello del carbonio, così fondamentale per le stesse dinamiche del clima”

Il WWF ha elaborato un DECALOGO DI PROPOSTE OPERATIVE che sottolineano l’importanza del rispetto delle leggi poste a tutela del patrimonio forestale, l’attivazione preventiva e repressiva delle forze dell’ordine e la collaborazione fattiva di istituzioni centrali, locali e dei cittadini. Anche in virtù di queste proposte il WWF per il terzo anno consecutivo rinnova la Convenzione con il Corpo Forestale dello Stato, grazie alla quale sarà possibile proseguire l’impegno per prevenire i casi di incendi dei nostri boschi e per perseguire e condannare i responsabili di uno dei reati più gravi, in quanto a conseguenze, in materia ambientale. Tuttavia, nonostante l’inasprimento delle sanzioni penali a carico degli incendiari, il grandissimo impegno del Corpo Forestale, della Protezione civile e del WWF (che si è costituito parte civile in decine di processi a criminali incendiari), siamo ancora una volta in fase di “emergenza” drammatica. Dall’analisi delle esperienze e dei dati raccolti dal WWF, emerge che è ancora carente l’azione concreta di molte Regioni ed Enti locali rispetto soprattutto alle attività sul territorio di prevenzione degli incendi boschivi. “Regioni, Province e Comuni - che pure rivendicano continuamente ed a gran voce come proprie le competenze sulla tutela dell’ambiente” ha dichiarato Patrizia Fantilli, Direttore dell’ufficio legale- legislativo del WWF Italia - devono porre maggiore attenzione nell’applicare le leggi in vigore da tanti anni che attribuiscono loro il dovere, ad esempio, di censire le aree percorse dal fuoco per l’applicazione dei divieti di costruzione, caccia, pascolo, etc. sui terreni incendiati; incentivare interventi che favoriscano la rinaturalizzazione spontanea della vegetazione, piuttosto che costosi e spesso inutili interventi di riforestazione; attuare capillari campagne di informazione e di formazione dei cittadini per far comprendere la gravità di questi fenomeni, e l’importanza della collaborazione di tutti”.


DECALOGO ANTINCENDI

1) mappatura delle regioni a rischio incendi e delle aree di pregio naturalistico
2) coordinamento dei diversi enti che operano direttamente e indirettamente sul territorio per sorveglianza e avvistamento degli incendi boschivi ed intervento sul fuoco
3) punti di avvistamento permanenti nel periodo dichiarato ad elevato rischio di incendi boschivi nelle aree più a rischio o di maggiore pregio ambientale (parchi e riserve naturali o sic - siti di interesse comunitario della rete natura 2000)
4) pattuglie mobili di presidio con attrezzature e materiali per il pronto intervento sul fuoco, in contatto radio diretto con i diversi punti di avvistamento e la centrale operativa
5) frequenza radio unica dedicata esclusivamente all’attività antincendio collegata alla centrale operativa del corpo forestale dello stato
6) potenziamento della flotta aerea destinata all’intervento sul fuoco
7) manutenzione die boschi, per esempio, invasi d’acqua, viali parafuoco…
8) chiusura delel strade che attraversano le zone forestali più vulnerabili
9) campagne di sensibilizzazione sui rischi degli incendi boschivi e di informazione sulle sanzioni penali
10) censimento tempestivo di tutte le aree percorse dal fuoco e la realizzazione delle relative cartografie informatizzate per orientare le investigazioni di polizia, la prevenzione del dolo)

(26-07-2007)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 26-07-2007 alle :