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Coste italiane e dune selvagge

Bisogna preservare la “cornice” del Belpaese. I numeri del degrado non devono tuonare come un’accusa, ma come un proposito per evitare ulteriori danni alla “nostra” natura. Magari si può iniziare informandoci


In Italia un terzo degli habitat che l'Europa ci chiede di proteggere sono minacciati da infrastrutture, urbanizzazione, degrado. L’ambiente costiero è da tempo soggetto a forte pressione antropica con associati fenomeni di urbanizzazione, di cementificazione, di costruzione di infrastrutture di vario genere, di elevati carichi turistici stagionali.

Quello che sta colpendo in Italia è un processo rapido e di grande impatto (ci sono spiagge che arretrano anche di metri) determinato dagli impatti dell'uomo sulla costa: prelievo di inerti dai corsi d'acqua all'interno, costruzione di dighe lungo i fiumi, le stesse opere costruite a difesa delle spiagge quali pennelli, barriere, altri sbarramenti, da una gestione sbagliata delle spiagge (in particolare, l'eliminazione della flora delle dune e anche l'asportazione della posidonia che, in molti casi, funge proprio da difesa dall’erosione e dal trasporto della sabbia). Senza dimenticare che anche il cambiamento climatico sta alterando gli equilibri naturali del nostro mare.

Da un rapporto del WWF, si è calcolato che su circa 8000 chilometri di costa, soltanto 362 aree sono risultate libere, cioè non interessate da insediamenti umani, per un totale di circa 2200 ettari. Dunque il 29% delle coste è integralmente libero, il 13% è oggetto di occupazione parziale, il 58% di occupazione estensiva.

Il 42% delle spiagge italiane è in erosione. Questo soprattutto a causa del deficit sedimentario dovuto alla costruzione di sbarramenti che impediscono l’afflusso al mare, nel dragaggio di sabbia e ghiaia dagli alvei fluviali, e nella costruzione di porti e strutture aggettanti che bloccano il flusso sedimentario lungo la riva.

Inoltre, in uno studio, sulla vulnerabilità climatica del nostro Paese (“La risposta al cambiamento climatico in Italia” a cura di Enea in collaborazione con la Fondazione Enrico Mattei e il Ministero dell'Ambiente), si evidenzia che le aree costiere a rischio sono 33, per un totale di 4.500 chilometri quadrati.

La Rete Natura 2000 - il sistema di aree protette dell'UE per tutelare la biodiversità - stenta a decollare tra minacce sul territorio: a rischio in Italia sono soprattutto le aree umide, le dune costiere, le foreste e la macchia mediterranea.
In Italia secondo lo studio, gli habitat più vulnerabili e degradati - ben 36 su 43, cioè l'86% - sono quelli legati agli ambienti umidi e alle dune costiere: aree utili all'uomo per la loro alta produttività e fondamentali per la biodiversità, aree di sosta o svernamento per milioni di uccelli migratori oppure fondamentali per l'equilibrio dei litorali e la difesa della costa dall'erosione e utilizzati come aree di svago.

La mappa delle dune selvagge doc

In generale esiste sull’Adriatico una sola area libera di dimensione rilevante: è il Delta del Po, circa 60 chilometri. E’ invece più favorevole la situazione nel Tirreno, a cominciare dalla Sardegna che ha in Italia il maggior numero di chilometri di costa libera. Qui si concentrano quasi un terzo di tutte le aree libere costiere dell’Italia e vi sono le aree a più elevato livello di qualità: il 15% delle coste è infatti costituito da aree integre e il 35% da aree soltanto in parte modificate.

Quelli che seguono sono 10 tratti di costa a dune che per sviluppo, importanza, valore, rappresentano una selezione del meglio che è rimasto in Italia.

• Parco Migliarino San Rossore (Toscana)

Per 23 km di costa, da Viareggio a Livorno, si susseguono gli arenili e le dune sabbiose del Parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, la cui estensione complessiva è di circa 24.000 ettari.
La particolarità di questo ambiente dunale, oltre all’estensione pari a 250 ettari del territorio del parco, è data dalla loro altezza, che in certi tratti può raggiungere i 7-10 metri. La trasformazione selvaggia del litorale che circonda il parco, dovuta principalmente alla costruzione di dighe e moli, causa una forte erosione marina della costa toscana, mettendo ulteriormente a rischio questo fragile ecosistema.

Dune della maremma toscana (Toscana)
Il tratto costiero del Parco Naturale della Maremma è caratterizzato da due morfologie totalmente diverse tra loro: a sud la costa è alta ed erosa, mentre a nord le spiagge sabbiose sono ricoperte dalla vegetazione tipica della macchia mediterranea. A queste si aggiungono le dune tra Castiglion della Pescaia e Marina di Grosseto, quelle dei tomboli che legano l’Argentario al continente e ancora quelle di Capalbio fino al confine con il Lazio, dove tra l’altro si sviluppano ancora per qualche chilometro. Si tratta di un lungo nastro di spiagge e dune sabbiose, tra le più belle e conservate del Tirreno, caratterizzate da una ricca vegetazione pioniera a cui segue la macchia mediterranea e in alcuni segmenti anche le pinete miste a macchia. Molte di queste aree ospitano nella fascia retrodunale, specchi d’acqua più o meno estesi. Tipici proprio dell’ambiente maremmano.

Parco del Circeo (Campania)
Sulla costa tirrenica del Lazio meridionale, tra Anzio e Terracina, dominano intricate foreste, dune ricche di vegetazione e zone umide integre, ambienti unici che ricadono negli 8.500 ettari del Parco Nazionale del Circeo. Sui 22 km della fascia costiera sabbiosa di questo parco si estendono dune di rara bellezza e imponenza, la cui importanza è sottolineata dalla presenza del ginepro coccolone (Juniperus communis), e del giglio marino (Pancratium maritimum), pianta oramai rara in tutta Italia.
I danni causati dal calpestio, imputabile all’ampia frequentazione di questo tratto di litorale romano, rappresenta una delle principali minacce alla loro conservazione.

Delta del Po (Veneto-Emilia Romagna)
L’ambiente costiero del delta del Po si sviluppa per oltre 60 Km, di cui almeno 40 km integri e non antropizzati, avendo come caratteristica ulteriore di estendersi anche all’interno per diversi chilometri e presentando numerosi esempi di dune fossili.
Qui possiamo scoprire la complessità della natura, osservando specie caratteristiche delle dune a fianco di specie endemiche o comunque rarissime come l’ibisco litorale (Kosteletzkya pentacarpos), l’apocino veneziano (Trachomitum venetum) o il Lino delle fate (Stipa veneta). Ma questo non è che l’inizio, circa l’85% delle specie di uccelli europei stazionano nel delta o transitano durante le migrazioni, qui è possibile vedere moltissimi rettili e anfibi, con una delle maggiori colonie di pelobate fosco (un tipo di rospo) oppure l’oramai rara tartaruga palustre. Gli insetti poi appartengono a una categoria a sé per cui le ricerche sono ancora in atto e non è azzardato pensare che possano esistere specie in quest’area ancora da scoprire. A Massenzatica, ma anche in provincia di Rovigo, si conserva il relitto di un'antica linea dunale costiera, di circa 3000 anni fa, più interna di almeno 12 km rispetto alla riva attuale dell'Adriatico. E' un complesso di dune sabbiose consolidate, alte fino a 8 m, emergenti nel paesaggio orizzontale della bonifica.
L’area, prioritaria per Ecoregione mediterraneo, è minacciata dal turismo non regolamentato nei periodi e nei modi di fruizione, ma soprattutto dall’erosione causata dai prelievi di sabbia lungo il Po e dalla portata ridotta del fiume in periodi di siccità che riduce la forza della corrente e quindi la capacità di trasporto solido fino alla foce.

Costa ionica lucana (Basilicata)
Lungo i 35 km di costa ionica che ricadono in Basilicata, ossia tra Metaponto e Nova Siri, si alternano spiagge dalla sabbia finissima ad arenili ciottolosi. Tali ambienti non sono solo un sito ideale per la nidificazione della Tartaruga marina (Caretta caretta), ma sono anche un esempio di cordoni dunali in continua evoluzione. La ricchezza in specie rare ed endemiche di questi ambienti è seriamente minacciata dall’erosione costiera a cui è soggetto tutto questo tratto di litorale lucano.

Costa della Riserva naturale di Torre Guaceto (Puglia)
Qui la barriera dunale è alta fino a 10 metri e lunga per circa 800, creata millenni addietro dall’azione congiunta dei venti e del mare sulla linea di costa. Sulla spiaggia crescono le piante pioniere quali la calcatreppola marittima, l’euforbia marittima, la cakile, la gramigna delle spiagge la santolina delle spiagge. Ogni tanto si avvistano tartarughe marine Caretta caretta e al largo capita di vedere gruppi di balenottere.

Costa della Riserva naturale di Torre Salsa (Sicilia)
L’ambiente dunale, uno dei pochi esempi integri ormai sopravvissuti in Sicilia Il litorale della riserva, lungo circa 6 chilometri, è caratterizzato da tratti di costa alta dove emergono argille azzurre, stratificazioni calcaree con banchi di gesso, marne bianche erose dall’azione eolica che formano delle falesie a strapiombo e sabbia sciolta nei tratti bassi che costituiscono le dune costiere. Sul mare, un frastagliato tavolato roccioso che si alterna alle spiagge sabbiose, crea una miriade di sentieri dove i pesci guizzano veloci tra alghe e i lenti crostacei trovano rifugio.
Le spiagge e le dune di Torre Salsa, estese e solitarie, rappresentano un luogo ideale per l’ovodeposizione delle tartarughe marine della specie Caretta caretta.

Costa di Vendicari e Capo Passero (Sicilia)
I rari ambienti dunali della Sicilia, fortemente ridotti in estensione dall’espansione edilizia avvenuta negli ultimi decenni, sono ancora caratterizzati da un buono stato di conservazione. Difatti, lungo i 3 km di litorale di Vendicari si sviluppano dune di larghezza variabile tra i 25 e 40 metri e di altezza massima di circa 6-8 metri, mentre presso Capo Passero, le dune sabbiose si alternano a scogliere a picco sul mare. Queste due località sono quindi molto importanti sia per la presenza di specie floristiche e faunistiche uniche, sia perché rappresentano uno degli ultimi ecosistemi dunali ancora esistenti in questa regione.

Piscinas – Pistis (Sardegna)
Le dune di Piscinas, tra le più grandi in Europa, sono state dichiarate patrimonio dell’umanità da parte dell’UNESCO. Si spingono nell’entroterra per circa 2 chilometri raggiungendo un’altezza massima di 100 metri, continuamente rimodellate dai venti occidentali che insistono sulla zona lungo tutto l’arco dell’anno. La vegetazione endemica è perfettamente adattata all’ambiente dunale, uno degli habitat più interessanti e importanti è creato dal ginepro coccolone con molti esemplari centenari dai particolari tronchi contorti. In questo fragile e unico ecosistema la fauna è caratterizzata dalla presenza del cervo sardo.

Porto Pino (Sardegna)
Con un estensione di circa 2700 ettari è un area di assoluto pregio, con le dune che raggiungono i 35 metri d’altezza. La pineta spontanea composta da Pino di Aleppo è uno degli elementi di pregio.
Purtropo l’area è minacciata dall’utilizzo delle dune con fuoristrada e motocross, che devastano il suolo ‘arando’ il percorso e che, con il rumore disturbano la nidificazione e la presenza della fauna.


Le più frequenti minacce alle dune costiere
• Erosione costiera.
• Abbassamento della falda
• Ingressione in falda di acque marine.
• Riduzione della falda dolce sospesa.
• Fenomeni di erosione della duna, idrica incanalata ed eolica, determinati anche da tracciati (ad esempio, sentieri) che la tagliano perpendicolarmente, favorendo l’azione erosiva del vento.
• Localizzati fenomeni di compattazione nelle zone umide retrodunali dovuti a calpestio.
• Azioni di "pulizia" e spianamento meccanico della spiaggia, con eliminazione delle comunità ad esse associate.
• Frequentazione eccessiva.
• Aerosol marino carico di elementi inquinanti.
• Attività di bonifica non corrette, che determinano la perdita del reticolo idrico superficiale e delle possibilità di impaludamento retrodunale invernale.
• Cambiamento dell’uso del suolo, con perdita di connessione (corridoi ecologici) con le aree palustri e/o i canali interni o circostanti i siti.

Le 10 piante delle dune doc
Prima di piantare l’ombrellone e distendersi a prendere il sole, felici di aver trovato una spiaggia libera dall’orda dei vacanzieri è bene sapere che comunque non siamo soli. Se ci troviamo in una delle coste selvagge del nostro Paese, probabilmente non sentiremo il vociare di chiassosi vicini ma di questo silenzio ne stanno godendo, probabilmente, anche qualche coppia di uccelli che nidificano sulla spiaggia, al riparo dell’ombra di qualche arbusto. Ecco perché, per rispettare questi habitat, bisogna conoscere dove ci troviamo e che comportamenti adottare, sapendo che sradicando delle piante, che magari sembrano secche o di poca importanza, andiamo comunque a influire sull’equilibrio dell’ecosistema togliendo cibo, ombra oppure le radici che trattengono la sabbia.

Queste dieci piante ‘certificano’ la spiaggia selvaggia e la rendono gradevole alla vista con squillanti e attraenti macchie di colore, come il giallo vivo del papavero cornuto. Cerchiamo quindi di lasciare intatta la bellezza del paesaggio evitando di portarle a casa


Guardare e non toccare!

1) Giglio di mare (Pancratium maritimum)
Un po’ il simbolo dei fiori delle dune, anche perché in diminuzione proprio a causa della rarefazione di questi ambienti e anche per la raccolta massiccia di cui è oggetto. Fiori bianchi e profumati. Fiorisce da luglio a settembre.

2) Soldanella di mare (Calystegia soldanella)
Ha un bel fiore a “campanella”, le foglie rotondeggianti e un po’ carnose, e un esteso apparato radicale adatto a cercare acqua in profondità. Ha ridotto la lamina fogliare per ridurre la traspirazione e ha sviluppato tessuti carnosi, dotati di interstizi in cui conserva una preziosa scorta idrica. Fiorisce da aprile ad agosto.

3) Papavero delle spiagge (Glaucium flavum)
E’ una specie litoranea che spicca per i suoi grandi fiori (5-6 cm di diametro), a quattro petali gialli dorati, talvolta aranciati. Fiorisce da maggio a settembre.

4) Ravastrello (Cakile maritima)
E’ una delle prime piante che colonizzano la zona immediatamente retrostante la battigia costituendo gli ostacoli contro i quali il vento deposita i detriti, innescando così la lunga e complessa serie di processi che porterà alla costituzione della spiaggia prima e delle dune poi. Fiorisce tra marzo e ottobre e anche fuori periodo.

5) Santolina delle spiagge (Otanthus maritimus)
Quasi in contatto con la vegetazione dei dossi si sviluppa quella delle "dune embrionali", dove compaiono le prime specie vegetali perenni come la Santolina delle spiagge. Fiori gialli. Fiorisce da maggio a luglio.

6) Crucianella marittima (Crucianella maritima)
Una delle presenze più tipiche, ha fusti legnosi e fiori gialli raccolti in dense spighe. Fiorisce da maggio ad agosto.

7) Camomilla di mare (Anthemis maritima)
E’ un erba perenne con fusti che s’alzano dai 10 ai 50 cm, leggermente pelosi. Fiorisce da maggio a ottobre ed è tipica del bacino mediterraneo occidentale.

8) Fiordaliso delle Spiagge (Centaurea sphaerocephala)
E’ un bel fiore dal color roseo-porporino che vive soprattutto nelle spiagge tirreniche centrali e meridionali. Fiorisce da giugno a settembre.

9) Violacciocca di mare (Matthiola sinuata)
E’ una pianta a cespugli dai fiori rosa-viola e molto profumati. Fiorisce da aprile a giugno.

10) Silene colorata (Silene colorata)
E’ un bella pianta, dai fiori di color rosa e a volte bianchi. Tipica dell’area mediterranea, fiorisce da aprile a luglio.

Bravo a chi le vede ( e le protegge): le 10 specie a rischio estinzione

1) Campanella marina (Ipomea imperati)
2) Ibisco litorale (Kosteletzkya pentacarpos)
3) Codolina sarda (Phleum sardoum)
4) Apocino veneziano (Trachomitum venetum)
5) Poligono di Robert (Polygonum robertii)
6) Lino delle fate (Stipa veneta)
7) Buglossa sarda (Anchusa crispa)
8) Linaria sardo-corsa (Linaria flava)
9) Firrastrina bianca (Rouya poyigama)
10) Muscari di Gussone (Muscari gussonei)


Decalogo del… “tipo da spiaggia”!
1) Lasciare intatti gli elementi naturali.
2) Ammirare senza disturbare, allontanare, raccogliere organismi viventi o parti di essi.
3) Lasciare i fiori e gli arbusti
4) Lasciare le conchiglie sulla spiaggia
5) Lasciare in pace gli animali che si riproducono
6) Osservare le piante della sabbia è sufficiente per goderne della bellezza
7) Rispettare gli insetti, anche se brutti o curiosi.
8) Fare il buon vicino: ammirare in silenzio e a distanza i nidi di uccelli
9) Non portare via la sabbia o la ghiaia
10) Pulendo la spiaggia con mezzi meccanici si elimina anche la presenza di elementi naturali utili alla sopravvivenza della spiaggia

(23-07-2007)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 23-07-2007 alle :