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"Lo sport è vita", ecco i rischi reali di chi accetta il doping

Luca Casadei intervista Enrico Drago è direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport della Federazione Medica Sportiva di Bologna


Infarti cardiaci e cerebrali, intossicazioni e tumori maligni. Gli effetti del doping possono essere gravissimi sugli atleti che ne fanno uso, spiega Stefano Martelli, Ordinario di Sociologia generale presso la Facoltà di Scienze motorie, Delegato del Preside per la Comunicazione sportiva.
Nei giorni in cui si parla di quali squalifiche e sanzioni dovrebbero essere inflitte a Basso ed emergono di continuo nuove confessioni da parte di atleti e dirigenti – prima i ciclisti Erik Zabel e Bearne Riis, ora l’ex massaggiatore Jef d’Hont, che ha ammesso di aver iniettato Epo all’ex maglia gialla Jan Ullrich – passa quasi in silenzio il rischio per la salute degli atleti che hanno assunto sostanze dopanti.
Enrico Drago, direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport della Federazione Medica Sportiva di Bologna e docente nella Facoltà di Scienze Motorie, spiega a che cosa va incontro chi decide di ricorrere a scorciatoie proibite.

L’intervista a Enrico Drago, realizzata da Luca Casadei

• Quali sono le sostanze dopanti più pericolose per l’atleta che ne fa uso?
L’eritropoietina, più comunemente Epo, e gli anabolizzanti. Sono anche quelle più diffuse.

• Quali sono i loro effetti?
Il ricorso all’Epo porta a un aumento della massa sanguigna e alla lunga viene a crescere la viscosità del sangue, che diventa meno fluido. Il risultato è l’aumento delle resistenze periferiche, che comporta l’aumento della pressione sanguigna e del carico di lavoro sul cuore. Aumenta anche il rischio di infarti cardiaci e cerebrali, a causa della formazione di trombi.

• E per quanto riguarda gli anabolizzanti?
Hanno effetti tossici al livello del fegato e a distanza di tempo causano tumori maligni a livello di apparato digerente. Per le donne, poi, l’assunzione prolungata porta a una mascolinizzazione, specie se sono ancora in età evolutiva.

• Come funzionano le autoemotrasfusioni di cui si sente spesso parlare?
Le emotrasfusioni sono i metodi per aumentare la massa ematica e ottenere così una maggiore potenza e capacità aerobica. In questi casi l’atleta si lascia prelevare sangue a distanza dalle competizioni. Questo viene congelato e poi gli viene reinoculato più avanti nel tempo, quando il suo organismo ha ristabilito la quantità di sangue presente prima del salasso.

• E’ facile scoprire chi ricorre a queste pratiche?
Mentre nel caso di assunzione di Epo i test riescono a fornire prove chiare, per le emotrasfusioni ci sono test solo indiretti. La corsa a strumenti efficaci per l’antidoping è una delle sfide più difficili. Il compito non è facile, capita spesso che non fai in tempo a trovare un reagente per scoprire una determinata sostanza che già ne sono state introdotte delle nuove.

• Alcune sostanze dopanti possono creare dipendenza in chi le assume?
Sicuramente eroina, cocaina e loro derivati.

• Ritiene possibile eliminare completamente il fenomeno del doping?
No, ma è possibile ridurlo. La repressione, attraverso controlli più frequenti e, soprattutto, in periodi in cui gli atleti non se lo aspettano, è molto importante. Ancora di più, però, lo è il lavoro di prevenzione, che deve riguardare le famiglie, le scuole e l’ambiente tecnico che ruota attorno agli atleti. Le sostanze vietate vengono prese anche dai più giovani; per invertire la tendenza occorre un cambio deciso di mentalità.

• In che modo?
Il doping non è solo il ricorso alle sostanze presenti nella lista ufficiale, deve essere considerato tale anche il ricorso a un uso eccessivo di farmaci. Cerchiamo di fare in modo che i giovani non si abituino all’uso di sostanze chimiche. Un buon allenamento, una sana alimentazione e un corretto stile di vita sono gli ingredienti necessari e sufficienti per ottenere buoni risultati.


Chi è Enrico Drago
Enrico Drago è direttore dell’Istituto di Medicina dello Sport della Federazione Medica Sportiva di Bologna. Per la Facoltà di Scienze Motorie insegna “Medicina dello Sport”. E’ docente anche presso la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport.


La Facoltà di Scienze motorie e la sua offerta formativa
La Facoltà di Scienze motorie di Bologna è attiva dal 1999. Tra le prime in Italia, ha trasformato il precedente I.s.e.f. (Istituto superiore di educazione fisica) in un vero e proprio percorso formativo universitario, che unisce le discipline scientifiche alle tecniche e pratiche sportive, e che si snoda nei due livelli previsti dalla recente riforma didattica dell’Università italiana. La Facoltà, cui si iscrivono studenti in numero programmato non solo dall’Emilia-Romagna, ma anche da molte altre regioni italiane e da paesi esteri – tra cui Albania, Argentina, Cina, Senegal, ecc. – ha una sede centrale a Bologna (220 posti) e una distaccata a Rimini (110 posti).
Le Scienze motorie comprendono un ampio campo di discipline aventi per obiettivo la conoscenza del corpo umano in movimento in tutti i suoi aspetti: dalle basi biologiche della motricità, alle tecniche di allenamento negli sport; dalle attività fisiche praticate a scopo ludico, a quelle mirate al ripristino e al mantenimento della forma e della salute fisica; dal raggiungimento di elevati livelli di prestazione nell'agonismo, al mantenimento o al recupero della motricità sia nei soggetti normali sia in persone anziane ovvero portatrici di handicap. In questo campo sono inoltre incluse tutte quelle conoscenze collaterali necessarie all'educazione alla motricità e all'organizzazione socio-economica delle attività e degli eventi sportivi.
La finalità della Facoltà di Scienze Motorie è quella di acquisire e trasmettere conoscenze approfondite nei vari campi delle attività motorie dell'uomo, per far fronte alla sempre maggiore richiesta da parte della società di competenze professionali in tali campi.
L'obiettivo specifico della Facoltà è quello di preparare atleti, manager, educatori, ricercatori e professionisti di livello universitario impegnati in attività finalizzate al raggiungimento e al mantenimento delle migliori condizioni di benessere psico-fisico della popolazione nei vari ambienti, così come quello di sostenere le attività sportive a livello agonistico e competitivo.

A questo scopo la Facoltà offre un corso di laurea triennale in Scienze motorie articolato in quattro curricola (Tecnico-sportivo, Preventivo-adattativo, Manageriale e Didattico) e due corsi di laurea specialistica biennali: in Scienze e tecniche dell’attività motoria preventiva ed adattata, e in Scienze e tecniche dell’attività sportiva.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio statistico Qualità della ricerca dell’Università di Bologna, relativi all’anno accademico 2004/2005, a Facoltà di Scienze motorie è tra le più apprezzate nell’Ateneo da parte delle matricole universitarie. Il 92,4% degli studenti iscritti al primo anno a Scienze motorie, infatti, si è dichiarato soddisfatto della propria Facoltà.

Per conoscere l’offerta formativa ed ulteriori informazioni sulla Facoltà di Scienze motorie di Bologna è possibile visitare il sito internet www.sm.unibo.it.

(30-05-2007)




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Pubblicato in S.Mariano - Perugia - Italia - Ultimo aggiornamento: 30-05-2007 alle :